Pagina:Il Roccolo.djvu/55

Da Wikisource.
28

IL ROCCOLO

Non mi vo’ per questo appendere.
Ben intendo, e so perchè
Senza tubo, e senza ruota
Questo celebre liquore
E m’ignifichi, e mi scuota;
E nel berlo ho tal piacere,
Che il maggior non puossi avere.
O’ invidiabile Lonedo aprico,
Che a noi produci l’oro potabile!
Da cruda grandine, da nebbia, e gelo
Ti guardi ’l Cielo sempre benefico
Invidiabile Lonedo aprico,
Cui è l’amabile gran Bacco amico.
Tempo forse verrà buon Scipione,
Che in quell’antro 1 tuo beato
D’una botte a cavalcione
A bell’agio star potremo;
Ed a gara allor faremo
Nel trincar questo Groppello,
E cantando manderemo
Tutti i stitici al bordello.
     Per non perder frattanto il dì presente
Diamo tosto di mano a quella bombola,
Ch’io son roco, e mi sento il labbro arsiccio

  1. Il Covolo che essi Signori Conti Piovene hanno nella loro villa di Lonedo.