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Pagina:Il Santo.djvu/237

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il santo 225


E passò oltre.

Entrò nella sua stamberga, solo con Don Clemente. Nessuno lo aveva seguito. Una vecchia, la madre dell’ammalato, vedutolo entrare, gli si gettò piangendo ai piedi con le parole di sua figlia:

«Siete voi l’uomo santo? Siete voi? Una me ne avete guarita, guaritemi anche l’altro!»

Sulle prime Benedetto, entrando dal sole in quel buio, non discerneva niente. Poi vide steso sul letto l’uomo che respirava male, gemeva, piangeva, imprecava ai Santi, alle femmine, al paese di Jenne, al suo maledetto destino. Inginocchiata accanto a lui, Maria Selva gli tergeva con un fazzoletto il sudore della fronte. Nessun altro era nella caverna. Presso alla porta luminosa la grande croce scolpita per isghembo sulla parete giallastra di roccia diceva in quel momento una oscura parola solenne.

«Sperate in Dio» rispose Benedetto alla vecchia, dolcemente. E si accostò al letto, si piegò sull’infermo, gli prese il polso. La vecchia cessò di singhiozzare, l’infermo d’imprecare e di gemere. Si udì il ronzio delle mosche nel focolare chiaro.

«Avete chiamato il medico?» mormorò Benedetto.

La vecchia riprese a singhiozzare:

«Guaritelo voi, guaritelo voi, in nome di Gesù e Maria!»