Pagina:Il Santo.djvu/268

Da Wikisource.
256 capitolo quinto


«Ho l’incarico» diss’ella «di domandarle se sa niente di una persona ch’Ella deve avere conosciuto molto. Anche molto amato, credo. Il nome, io non so se lo pronuncio bene perchè non sono italiana, è don Giuseppe Flores.»

Benedetto trasalì. Non si aspettava questo.

«No» esclamò ansioso. «Non so niente!»

Noemi lo guardò un momento in silenzio. Avrebbe voluto, prima di parlare, domandargli perdono del dolore che gli avrebbe recato. Disse a bassa voce, mestamente:

«Mi è stato scritto di apprenderle che non è più di questa vita.»

Benedetto piegò il viso, se lo nascose fra le mani. Don Giuseppe, caro don Giuseppe, cara grande anima pura, cara fronte luminosa, cari occhi pieni di Dio, cara voce buona! Pianse dolcemente due lagrime, due sole lagrime che Noemi non vide, si udì dentro la voce di don Giuseppe che gli diceva: non senti che sono qui, che sono con te, che sono nel tuo cuore?

Noemi, dopo un lungo silenzio, mormorò:

«Mi perdoni. Vorrei non averle dovuto recare un dolore così grande.»

Benedetto si scoperse il viso.

«Dolore e non dolore» diss’egli.

Noemi tacque, riverente. Benedetto le domandò se sapesse quando quella persona fosse morta.