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nel turbine del mondo 373

Papato che noi laici precediamo non soltanto nella conquista della civiltà ma nella scienza di Dio, anche, e persino nella scienza di Cristo; che ci anfana dietro a grande distanza e ogni tanto si pianta sulla via, restio come una bestia che fiuta il macello, e poi, quando è tirato ben forte, fa un salto avanti per tornarsi a piantare fermo fino a un altro strappo di fune. Ci dica il Suo concetto di una riforma cattolica. Sentiamo.»

Benedetto rimase silenzioso.

«Parli» riprese il nume ignoto che pareva imperare in quel luogo. «Il mio amico non è Erode nè io sono Pilato. Noi potremmo forse diventare due apostoli della Sua idea.»

L’amico stese ancora le due mani aperte, senza levar il capo dalla spalliera, disse ancora, però pigiando più forte sulla prima sillaba:

«Piano.»

Benedetto tacque.

«Mi pare, caro mio» disse l’amico voltando il capo, senz’alzarlo, verso il collega «che questo sarà il primo fiasco della tua eloquenza. Qui il modello del nihil respondit è preso molto sul serio.»

Benedetto trasalì, atterrito dal richiamo al Divino Maestro, dal dubbio di parerne un imitatore superbo. Cessò in quel momento di sentire il suo male, la febbre, la sete, la gravezza del capo.