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Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/155

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144 Il sofista.

Teet. E perchè?

For. Che non avessimo ad attribuir loro una dignità troppo grande.

Teet. Ma però ciò che ora s’è detto si avvicina pur molto ad una tal specie1.

For. Come anche il lupo al cane, il più selvaggio al più domestico. Chi vuol andar sicuro deve sopra tutto star sempre in guardia con le somiglianze; poichè gli è un genere sdrucciolevole2. Con tutto ciò sien pure 〈i sofisti〉. Perocchè la questione credo non sarà poi di brevi [B]confini, qualora li difendano bravamente.

Teet. No: si può crederlo.



  1. Cioè pare quadri bene al sofista. Così anche lo Stallbaum; e non già: somiglia al metodo della purificazione per mezzo dell’educazione, come vorrebbe il Campbell.
  2. Cioè le somiglianze (Schleiermacher), non i sofisti (Mueller). Maggiori dubbi si hanno sul resto della frase: οὐ γὰρ περὶ σμικρῶν ὅρων τὴν ἀμφισβήτησιν οἴομαι γενήσεσθαι τότε ὁπόταν ἱκανῶς φυλάττωσιν. Qual è il soggetto di φυλάττωσιν? Il nesso dei concetti è: concediamo pure che siano i sofisti, poichè a ogni modo quando si verrà alla discussione avremo che fare con ben altro che lievi differenze, per poco che essi sappiano sostenere il punto loro. Giova osservare che ὅρος, oltre che confine, vale anche definizione, il che poi etimologicamente è la stessa cosa: vuol dire insomma che sulla definizione del sofista ci sarà da che dir molto, quando gli altri mantengano la loro. Sottintendi dunque per soggetto οἱ σοφισταί (Campbell) e non οἱ ἀσφαλεῖς (Apelt). Merita per altro menzione anche l’emendamento di K. J. Liebhold (N. J. 1897 pp. 203-4) ἱκανοὶ αὐτῶν φύλακες ὦσιν.