Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/161

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150 Il sofista.

non vediate in ciò più acutamente e noi più debolmente.

[233]Teet. Cosa vuoi dire? e a che proposito? Perocchè non capisco ciò che ora mi domandi.

For. 〈Ti domando〉 se è possibile che un uomo sappia tutto.

Teet. Una razza ben fortunata, o forestiero, sarebbe allora la nostra.

For. E come potrebbe dunque, contro chi sappia, uno che sia ignorante disputare senza dir cose insensate?

Teet. In nessun modo.

For. E che cosa allora potrebbe esser mai questo miracolo della potenza sofistica?

Teet. Miracolo di che?

[B]For. In che modo riescano a predispor nei giovani l’opinione che son loro su tutto i più sapienti di tutti. Perocchè è chiaro che se nè disputassero rettamente, nè paressero a costoro 〈ciò fare〉, o pur parendo non guadagnassero punto per il loro discutere maggior opinione di esperti in cosa alcuna1, come dicevi tu, dovrebbero aspettare un bel pezzo che altri volesse dar loro denari per farsi loro scolaro di codeste cose.

Teet. Un bel pezzo davvero.

For. Ma ora invece vogliono?

Teet. E come!

[C]For. Perchè, credo, essi hanno l’apparenza di intendersi appunto di ciò su cui disputano.

Teet. E come no?



  1. La stessa osservazione in Theaet. p. 179 A.