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fista. B zione (IJ di una parte della natura del diveJ e di una di quella dell'essere, in opposizione fjH di loro, non è, se è lecito dirlo, meno essejjS dello stesso essere, e non indicq cosa contila a questo, ma soltanto diversa. Teet. È chiarissimo. Fon. Come dunque la chiameremo? Teet. È chiaro che questo è appunto il essere, che cercavamo a proposito dal sofista, J For. E questo, come hai detto, è esso tajfl che non resti addietro di alcun'altra cosa quaU all'essere? e si deve confidentemente ormai dire che il non essere ha una natura sua propria? C e che come il grande era grande e il bello er* bello e similmente il non grande e il non belloi ^ cosi anche il non essere allo stesso modo ,T;i ed è non essere, e conta come una specie tra le molte che sono ? O verso di ciò abbiamo ancora, o Teeteto, una qualche diffidenza? Teet. Nessuna. (1) La contrapposizione qui equivale a ciò che r ron frapposto (Apelt). “ Il senso è in altre parole che In negazione al pari deH’afl'errnazione è una determinazionr reale di pensiero „ (Campbell). (2) xaì Sei &ag(OÙvca ìjSij Aéytir, lìti ti tiì, 8» flefitìSK iati TÌjv <ei>(oìi ipétnv (%ov; Così anche 1'Apelt r il Bdrnkt; il Campbell accentua fati, e lo fa seguire dn virgola, non bene: qui non si afferma ancora che il non essere sia (lo si dirà infatti subito dopo), ma che hn una natura sua propria: pe,ta(t«c non vale Hvtws. (3) ti jdya y)r ntyu xaì rò xaÀAv i) v xaÀAp tui ri tri, ftéya xaì tò ftìj xaAóv. Cosi i codici concordemente e bene: è chiarissimo che vuol dire xal tò /ili fi/ya ni. yt'yu x. i. ?.. senza bisogno di alcun emendamenti!