Vai al contenuto

Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/27

Da Wikisource.
16 Capitolo I.

Ritenuto dunque che tra il Teeteto e il Sofista corra un lungo intervallo di tempo, dimostrato che Platone volle a forza congiungerli, si domanda di nuovo perchè li volle congiungere. Non dubito di accedere alle ragioni che ne dà il Jowett.[1] “Nel Teeteto„, egli dice, “cercammo di scoprire la natura della conoscenza e della falsa opinione; ma la natura della falsa opinione parve impenetrabile, perchè eravamo incapaci di intendere come vi potesse essere alcuna realtà nel Non essere. Nel Sofista la questione è di nuovo ripresa, la natura del Non essere è scoperta, e non vi è più alcun impedimento metafisico ad ammettere possibile il falso„.[2] C’è dunque rapporto di conformità tra i due dialoghi, perche il nodo sostanziale è lo stesso; e c’è anche rapporto di opposizione, l’uno majeutico, negativo e socratico, l’altro dogmatico, positivo e non socratico. Non poteva Platone quest’ultima caratteristica porla in maggiore evidenza. Socrate non solo non ha più le prime parti, ma neanche le seconde nè le terze: egli non fa altro che ascoltare.

Badiamo bene per altro. Socrate si ritira nel fondo del quadro; il suo metodo largo e analitico è sostituito da un procedimento più serrato e sintetico, ma lo spirito socratico non è disdetto, e il forestiero di Elea ne è anzi l’erede: resta ancora l’ironia, specie nel Politico, anzi è più acre; restan gli esempi volgari, anzi



    cusa: se prima aveva tenuto il dialogo riferito nel Teeteto (nota poi che nel Teeteto per ben due volte, pp. 172 CD e 187 D, si dichiara aversi tutto l’agio che può desiderarsi per ragionare), egli doveva aver fatto già tardi: eppure, come niente fosse, attacca un altro discorso con Eutifrone. Si potrebbe domandare fino a che ora restavano aperti gli uffici pubblici in Atene.

  1. The Dialogues of Plato, IV, p. 301.
  2. Cfr. specialmente la definizione della δόξα in Theaet. pp. 189 E-190 A e Soph. pag. 203 D segg., che nel dialogo nuovo è meglio determinata nella sua essenza e nei suoi rapporti.