Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/28

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I dialoghi dialettici. 17

triviali, scelti a illustrare le più alte verità; resta che la saggezza si riduce a conoscenza; resta che la confutazione è riconosciuta come una purgazione dell’anima.1 Gli argomenti stessi presi a trattare sono sempre socratici: che cosa sia il sofista, si indaga in parecchi altri dialoghi notissimi; e “che cosa sia la città, che cosa l’uomo politico, che cosa il comando degli uomini, che cosa l’uomo atto a comandare„, erano quesiti che Socrate realmente si proponeva e discuteva, come ci è attestato dai Memorabili,2 e rappresentato ampiamente dall’Eutidemo platonico, in un passo che recheremo per disteso più oltre in un altro capitolo. Altri tratti genuinamente socratici saranno indicati occasionalmente nelle note.3 Platone non ismentiva dunque il suo maestro; solo si guardava dall’attribuirgli una teoria, di cui non era punto responsabile; solo del suo metodo lasciava quella parte che, essendo ottimamente appropriata alla confutazione e alla demolizione, non era affatto acconcia all’edificare.

4. Come abbiamo veduto, i personaggi dei nostri due dialoghi sono, tranne uno, gli stessi del Teeteto, cioè Socrate, che qui fa la parte di semplice uditore, Teodoro cirenaico, che pure dice poche parole, Teeteto e Socrate il giovane, i quali semplicemente rispondono alle argomentazioni del protagonista, il primo nel Sofista, il secondo nel Politico.

Di Teodoro cirenaico, da non confondersi con l’ateo, basti dire che era stato seguace della scuola di Protagora, e perciò del principio che l’uomo è la misura di tutte le cose; poi s’era dato agli studi di geometria, e



  1. Cfr. Campbell, Sophistes and Politicus of Plato, Soph. pp. 2-3, e Pol. pp. xvi-xx. Questa è la γένει γενναία σοφιστική (p. 231 B), per la quale Socrate si avvicina ai sofisti nel metodo, se ne allontana nello scopo. Cfr. Grote, Plato ecc. II2, pp. 428-30.
  2. I, 1. 16. IV, 2. 11.
  3. Per es. a Soph. pp. 216 D, 219 D, Pol. 258 B, 261 D, 276 E, 293 D.