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vii.Le genti: nazionalità; differenze dialettologiche; ecc. 211

di Badia, Livinallongo e Ampezzo. Nel territorio trentino invece l’invasione germanica non lasciò traccie di sè e le oscillazioni del confine linguistico — che indicano il campo della lotta etnografica — non retrocessero mai al S. di S. Michele, mentre la lingua italiana fino a circa il 1500 era in uso comune nella città di Bolzano, aggregata allora al principato di Trento e perdette terreno solo più tardi, per riprendere poi il suo corso nel nostro secolo sotto l’influenza della lenta, ma continua colonizzazione dei lavoratori del Trentino.

Non più tardi del XII secolo, Trento aveva come le vicine città venete un vero volgare italiano, della cui esistenza sul principio del trecento ci fa fede Dante Alighieri nel suo De Vulgari Eloquio. È forse a questo tempo che si deve far risalire l’inizio del primo comparire in alcune plaghe del Trentino, di immigrazioni di lavoratori tedeschi, venuti alla spicciolata per sfruttare le miniere del principato o per dedicarsi alla pastorizia. Ma fu un’immigrazione di poco valore, ristretta a zone anguste, che non valse a distrugger l’elemento latino.

Il Trentino, romanizzato così rapidamente, non potea esser leso nel suo patrimonio nazionale nè dalle grandi invasioni dei primi secoli, che tendevano rapide alla pianura del Po, nè dalle piccole torme di minatori che spesso venivano dai limitrofi paesi dei Sette e dei Tredici Comuni, nè dalla politica germanizzatrice degli imperatori. I liberi ordinamenti, che Trento ebbe dai primissimi tempi, erano ottimo mezzo alle svolgersi della lingua, alla conservazione delle tradizioni nazionali: il dualismo politico fra l’autorità vescovile e la municipale, che informò gran parte della vita del Trentino, impedì sempre il prevalere del principato che poteva spesso rappresentare l’influenza germanica e determinò talvolta la superiorità del Comune che avea il suo centro d’attrazione in Italia; la diocesi trentina era unita alla provincia ecclesiastica d’Aquileia e la vita stessa, che sorgeva rigogliosa nei liberi comuni d’Italia, influiva sulla conservazione e sullo svolgersi degli idiomi volgari nella nostra regione.

Non è che siano mancati nel corso dei secoli gli elementi ostili al volgare italiano ma essi per forza di cose «vi si ada-