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xiv.La distribuzione della popolazione secondo l'altitudine. 315

degli abitanti, che durante l’inverno emigrano a drappelli nelle città, seguendo la tradizione del proprio paese e della propria famiglia. E un fenomeno caratteristico delle più alte vallate quello che gli emigranti di un dato paese esercitino tutti lo stesso mestiere e cerchino lavoro nel medesimo luogo mentre assai spesso quelli del paese vicino seguono tutti una direzione affatto opposta.

Così sì hanno nel Trentino i calderai della Valle di Sole, gli imbianchini della Val di Fiemme nella stessa guisa che i muratori comaschi si incontrano nelle più remote città d’Europa e ’i facchini delle montagne bergamasche popolano i porti di Genova e di Livorno. 1

L’emigrazione temporanea (a cui va unita anche una corrente incessante di emigrazione permanente) è dunque per queste popolazioni un fatto normale: essa si è imposta come legge d’adattamento alla quale è condizionata la loro esistenza.

Non c’è bisogno che speciali condizioni deteriorino il benessere di queste regioni — quasi completamente isolate dalla vita sociale — per far sorgere il fenomeno dell’emigrazione. In paesi dove le messi non giungono quasi mai a maturazione, dove per la posizione difficilmente possono essere distrutte da «mondazioni, dove si pascola il bestiame sui prati di montagna, non suscettibili di forte miglioramento, è difficile che vi sia un’annata peggiore dell’altra. Lo stato in cui sono oggi queste regioni è identico a quello di un secolo fa. Non c’è quindi da meravigliarsi se la densità degli abitanti e stazionaria: non può scendere sotto il limite fissato dalla legge di adattamento; per salire deve avvenire una trasformazione) completa, deve cessare l’isolamento. Ma fino a che i fattori, esclusivi dell’esistenza saranno la zappa e là malga, non si spezzerà la barriera che isola la regione montuosa. Questo sarà opera delle vie eli comunicazione, che al modo stesso dei nervi del corpo umano, permetteranno che si destino alla vita ed al moto queste riposte solitudini e vi promoveranno

  1. Cfr. Tacisi Stefano. Opera citata, pag. 143 e seg.