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12 IL BUON CUORE


Tutti quanti, fra noi, specialmente se giovani, sentiamo la chiamata a un apostolato, a una missione educatrice nel mondo, prepariamoci ad adempirla, curando la nostra educazione morale ed intellettuale.... Facciamo ogni sforzo per migliorarci, per essere buoni; studiamo seriamente per prepararci all’avvenire, a quell’avvenire che sarà il campo della nostra attività.... Profittiamo delle soste che trova il nostro lavoro; dei periodi di riposo; dei momenti di libertà... facciam tesoro del tempo e della quiete; facciam raccolta di virtù e di sapere per il giorno che verrà.... Quanto lavoro ci attende: fortifichiamoci perchè poi non ci manchi la lena.... prepariamo le nostre lampade ben fornite... forse più presto di quel che pensiamo sarem chiamati dal Padre a lavorare per la verità e per il bene... che la chiamata divina ci trovi tutti pronti!

Questo pensiero ci sostenga nella lotta per la virtù, nella fatica per lo studio... la benedizione divina aleggi sul nostro raccoglimento e ci sia caparra delle più sante vittorie!

Educazione ed Istruzione


Carducci e la fede in Dio e nella Chiesa

Il professor Zibordi tenne la sera del 30 dicembre 1909, nell’aula del Ginnasio Beccaria una conferenza, per incarico dell’Università Popolare, col titolo suggestivo: L’idea divina e la Chiesa nella poesia di Carducci.

I giornali ne fecero ampie recensioni, riportando anche letteralmente molte parti del discorso. Saremo senz’altro creduti nel dire che molte delle affermazioni del prof. Zibordi non possono da noi nè accettarsi, nè credersi. Vi sono però fra le molte cose dette di quelle che noi accettiamo pienamente; e non solo accettiamo, ma crediamo utile e opportuno il mettere innanzi ai nostri lettori. Esse sono un’alta affermazione della fede in Dio e della benefica azione sociale della Chiesa in certe epoche determinate, che, uscendo in modo evidente dalla poesia di Carducci, devono aver fatto una sorpresa non troppo gradita a molti dei presenti, abituati a ben altre conclusioni; mentre i credenti non potrebbero desiderare una più aperta conferma delle loro più care convinzioni, conferma tanto più preziosa, perchè viene da chi fu pur troppo molte volte nemico, fino alla bestemmia, della persona e dell’opera di Cristo; anima peggio che pagana in mezzo agli splendori della civiltà cristiana.

Il prof. Zibordi ha dato esempio di coraggio e di onestà nella esposizione e nel sostegno della sua tesi, dinnanzi a uditori che aspettavano forse ben altro, e crediamo pienamente alle sue parole, quando dice: «un intento obbiettivo di verità ha inspirato la mia ricerca, per la quale solo chiedo mi valga lo studio e l’amore».

E qui riportiamo subito uno squarcio, nel quale l’affermazione e il concetto di Dio, non potrebbero essere
nè più fermi nè più elevati, pur, quà e là, con qualche piccolo sgorbio.

«Dio, questo enorme mistero che agita le menti degli uomini, questa forma alta o misera ch’essi sembran foggiarsi a loro immagine; che appare a Dante quale una legge suprema e terribile, d’ordine e d’equità, quale l’armonia meravigliosa dell’universo; che si rivela nell’Innominato manzoniano come la legge morale, che ciascun uomo porta in sè, come la voce stessa e la coscienza della giustizia e del bene; Dio che a Mazzini fu segnacolo di battaglia e di libertà, Dio in cui Garibaldi credette, Dio che ad altri spiriti magni fu simbolo e sintesi d’ogni più eccelsa virtù ed aspirazione umana; Dio che agli uomini piccoli e timidi appare come un padrone fiero e crudele, come un duro destino, contro cui è vano combattere, o come il gendarme celeste del loro privilegio contro altri uomini miseri e servi; Dio che ad altri appare come il custode irremovibile delle porte della luce, della verità e del sapere; quale fu, quale si manifestò nel grande spirito di Giosuè Carducci?».

Scendendo a dare una risposta a questa domanda, il prof. Zibordi afferma che il Dio di Carducci è un Dio reale, contro l’oltracotanza dei Sofi, temerariamente negatori, ma non e neppure il Dio del teismo cattolico, mescolato troppo spesso con intenti politici.

E qui apparve il lato debole dell’ingegno pur potente del Carducci. Perche i preti gli erano apparsi, sotto il Potere temporale dei Papi, come i rappresentanti di un odiato dominio politico, egli estese l’odio del prete al Dio predicato dai preti, come se si potesse confondere l’accidentale col sostanziale, una forma transitoria di governo terreno, colla verità assoluta e superiore del Dio celeste. Quante volte, pur troppo, il Poter Temporale, in questi ultimi tempi, tenuto, dicevasi, pel bene della Religione, fece perder la Religione!

Il prof. Zibordi così ricorda quali ordinariamente siano le cause che richiamano nell’uomo l’idea e il bisogno di Dio.

«Quando niun conforto umano è possibile; quando il bisogno di un’illusione ci solleva gli occhi al Cielo, dove rivedremo coloro che non vediam più sulla terra; quando il dolore si tramuta in rimorso e noi troviam quasi un’amara consolazione nell’accusare noi stessi della sventura che ci colpisce, allora l’idea di una vita immortale e di un Dio castigatore balena alla mente anche d’uomini di forte animo e da molt’anni liberati da ogni idea metafisica».

Non furono queste le cause che portarono l’idea di Dio nell’anima del Carducci. La morte della madre, la morte di un bimbo adorato, non gli schiusero dinnanzi alcun lembo di vita immortale: la morte non era per lui che un cieco mistero della natura, da accettarsi col mutismo dinnanzi alla fatalità. Qui il Carducci è miseramente e davvero il Carducci.

Il Zibordi francamente fa notare la ristrettezza di questo concetto.

«È il concetto realista della morte, contrapposto al concetto idealista definitivo della vita: il concetto che ci induce ad amarla, questa vita che i preti ci insegnarono a