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300 IL BUON CUORE


guerreschi e delle espressioni migliori e più rappresentative del suo sentimento patriottico e nazionale. E re Nicola, toccando questa molla, animando di questi spiriti il suo poema e lanciando alle folle, nella semplice illusione di una finzione scenica, il potente grido del nazionalismo e del serbismo più vibrante non ha solo fatto opera d’arte, ma sopratutto opera di politica, di propaganda politica. E’ questa, del resto, che a lui preme; dell’arte, in fondo, se ne ride....


Cettigne coronata di fuoco.

E’ notte oramai. Tutta la folla, dopo lo spettacolo teatrale, a poco a poco, si riversa fuori dell’abitato, per i giardini e lungo la villa di Danilo. Saliamo su di una piccola altura e vediamo la città circondata dalla stretta corona di monti neri per l’oscurità e che tagliano nettamente la volta del cielo stellato. Ad un tratto, però, udiamo una fortissima detonazione e vediamo d’improvviso un grande incendio ardere intorno a Cettigne. Come per incanto su tutte le cime dei monti ardono migliaia e migliaia di fiaccole che spandono nella valle un chiarore vivissimo e che delineano, verso il cielo, la linea frastagliata delle cime inuguali.

E’ uno spettacolo meraviglioso, fantastico; non ricordo di aver mai visto qualcosa di simile. Quest’idea, di dar luce, nella notte, a tutta la Czernagora è grandiosa. Sembra quasi che una corona di fuoco, una immensa corona ardente si posi sulla città del nuovo regno per circondarlo di gloria e sembra quasi che questa gloria trovi un altro simbolo nelle immense sigle reali, pure luminose, che sono state incendiate sulla costa del monte.

Il popolo montenegrino folleggia pazzamente in questa notte di gioia; il municipio della città ha invitato cinquemila persone ad una festa notturna. Tutto il popolo di Cettigne si sta sfamando con i cibi più ricchi più ricercati e si sta dissetando con lo champagne che corre a fiumi ed inebria la folla già delirante di entusiasmo per avere l’anima ripiena del pensiero della grandezza nazionale che, questa notte, solennemente celebra.

Ma vedete: in fondo alla gioia spunta sempre il veleno di un qualche pensiero amaro; e noi stessi non sappiamo liberarcene e ne siamo tormentati. Ci sembra quasi che, con questa giornata ormai storica, il ciclo, per lo meno, un ciclo della gloria del Montenegro sia compiuto. Si festeggia, nella persona di un sovrano altamente rappresentativo, tutta una somma di eroismi e di glorie di un popolo; di un popolo la cui storia, per ora, ha raggiunto un culmine. Ma niente, per caso — noi ci domandiamo con trepidazione e la domanda forse ha qualche giustificazione — dietro tanta luce di gioia e di gloria si nascondono i primi sintomi del decadimento, o di una profonda trasformazione?

Giulio Seganti.



Ricordatevi di comperare il 19.mo fascicolo dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI che uscì in questa settimana.



SODALIZIO ARTISTICO


A Milano si è costituito un nuovo cenacolo musicale. Per render noto lo scopo del minuscolo sodalizio fondato da Luigi Abbiate, Arrigo Pedrollo, Carlo Percivati, Elisabetta Oddone, Carlo Censi, Gino Nastrucci, avv. Samuele Segrè, basterà riprodurre un articolo dello Statuto di quella Société Nationale di Parigi, che, sorta per iniziativa di due musicisti (Romain Bussine e Camille Saint Saëns), conta quarant’anni di vita gloriosa.

«Lo scopo che si propone la società è di favorire la produzione e diffusione di tutte le opere musicali a serie, edite ed inedite di compositori nazionali; d’incoraggiare e di mettere in luce, secondo le proprie forze, tutti i tentativi musicali, di qualunque forma essi siano, purchè lascino intravvedere nell’autore, delle aspirazioni elevate ed artistiche. Sarà dunque fraternamente, coll’assoluto oblìo di se stessi, e col fermo proposito di aiutarsi a vicenda con tutto il fervore, che gli associati concorreranno, ognuno nel suo campo d’azione, agli studi ed alle esecuzioni dei lavori che saranno chiamati a scegliere e ad eseguire».

La sede provvisoria della Società è presso l’avv. Samuele Segrè — Via Fatebenefratelli, 13 — Milano.

Il sentimento religioso dell’ex-ministro Morin


RICORDI PERSONALI


Il compianto ex-ministro Morin, come quasi tutti gli uomini di mare, ha conservato fresco nell’animo suo fino alla morte il sentimento religioso, sentimento che, non faceva pompa di sè con pratiche esteriori ma appariva profondo a chi ebbe la fortuna di godere della sua intimità. All’inizio della sua vita marinara una sua sorella, piissima gentildonna, gli aveva donato una bella medaglietta in oro della Madonna, Stella maris. Questa effige egli volle sempre seco ed ebbe occasione di dire una volta alla sorella che si meravigliava che dopo tanti anni egli ancora la conservasse: «Ti garantisco che questa medaglietta mi ha sempre portato fortuna non solo nella mia vita marinara ma anche nel non meno procelloso mare della politica».

Durante il suo soggiorno a Roma strinse parecchie cordiali amicizie con alti prelati e a chi si meravigliava che lui, soldato amasse conversare con preti, rispondeva: — Sono, i preti, le persone con cui io sento di avere maggiore affinità. Anch’essi sono soldati, anche essi ubbidiscono agli ordini di un capitano. Tutto sta a trovarli buoni... ma a questo ci penso io.

Quando si fondò il Lloyd sabaudo raccomandò che i nuovi piroscafi fossero benedetti con solennità, che si provvedesse perché a bordo i passeggeri potessero usufruire liberamente dei servizi divini e che si usassero trattamenti di favore e tariffe ridotte ai missionarii d’ambo i sessi inviati dalle case italiane fra gli infedeli.

Durante la sua ultima malattia il Morin volle avere accanto a sè il sacerdote, il quale ascoltò, poche ore prima della morte la sua confessione e non si allontanò dal letto fino a che l’ex-ministro non fu spirato.

Il Morin non faceva mistero con alcuno di questi suoi sentimenti e soleva dire che «un non degenerato figlio