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302 IL BUON CUORE


nostro bisogno più vivo non è quello di ritrovarne noi stessi, ma di mutare ambiente, di cambiar compagnia, di vedere altri luoghi. Viviamo cogli orecchi e cogli occhi, poco coll’anima. È vero che mai come ai nostri tempi le città si sono fatte deserte nell’estate: ma è anche vero che col caldo le abitudini cittadine si trasportano sul mare o sui monti e che è difficile giungere in un albergo a duemila metri dove non si ritrovino tutte le abitudini sociali che è umanamente possibile mantenere a quell’altezza. Qualcuno, molti, dicono di volere almeno per un po’ abbandonare i legami affaticanti della vita civile: ma quanti si ricordano di questo proposito quando la diligenza non porta i giornali aspettati, quando vedono che alle nove di sera cessa la vita in un paese di montagna o che un commensale giunge in ritardo alla table d’hote?

E quanti si accontentano d’una sola stazione climatica? Pochi giorni bastano per stancarci d’una dimora deliziosa. Ci manca la calma necessaria per scrutarne le bellezze più riposte, per intonare la nostra anima coll’ambiente. Ci assilla il pensiero che la vita passa, che essa è breve e il mondo è tanto vasto, e rifacciamo le valigie e partiamo. Così ci illudiamo di viaggiare e di conoscere quanto più possiamo della terra; e facciamo come il lettore avido e svogliato che crede di conoscere molti libri perchè ha cercato di indovinar la trama di molti scorrendoli coll’occhio, o come il visitatore d’una grande pinacoteca che dice d’averla vista perchè ha passeggiato davanti alle quattro pareti di tutte le sue sale.

Ogni dimora prolungata in un luogo solitario è per la maggior parte di noi una prigione.

Siamo troppo abituati alla varietà incessante delle sensazioni, per poterci facilmente assuefare a sensazioni sempre uguali; e anche siamo troppo abituati a ricever dall’esterno mutabile lo stimolo della nostra vita spirituale, perchè ci riesca facile imporre alla nostra anima quella vita non passiva ma fortemente attiva che consiste nel cercar colla meditazione e colla contemplazione i motivi di sensazioni nuove. Pensare quando ci passa dinanzi il cinematografo dei paesi e degli uomini affacendati, quando l’esterno s’incarica continuamente di suggerirci idee nuove, è una cosa così naturale come un’operazione istintiva; ma pensare a non intorpidirsi quando il luogo in cui viviamo resta sempre uguale e aspetta, per cambiare ai nostri occhi, che noi dedichiamo lunghe ore ad osservarlo, è cosi malagevole come un aspro lavoro fisico. E noi siamo troppo stanchi della vita civile di dieci mesi per aver la forza di volontà che occorre per accingersi alla contemplazione.

Perciò anche l’uomo colto nelle vacanze vaga da un albergo alpino ad un altro, da una stazione di bagni ad un’altra, dall’una all’altra regione d’Europa, immagazzina nella sua mente qualche dato di fatto di più e si illude di chiuder nella sua fantasia qualche immagine di più. La vita ci par troppo breve per il mondo così vasto, e noi per correrlo tutto finiamo la vita senza averla vissuta. Siamo cittadini di tutta la terra e non siamo più padroni di noi: non abbiamo più rifugi, non

sappiamo più abbandonare per un mese le preoccupazioni della lotta giornaliera, le ansie e le cupidigie della vita pratica.

Se il lettore ci pensa, sono anch’io uno di questi: tant’è vero che ho scritto un articolo per un giornale durante le vacanze. {{A destra|margine=1em|Attilio Momigliano.

Question Box-Answers


Il Question Box è un libro; che non si abbia a sospettare male davanti alla barbara intitolazione. Il suo formato è quello delle Guide Baedeker, con cui — se si vuole — avrebbe un fondo di somiglianza; giacche è un manuale, è una guida anche questo Question Box, però d’altra materia; ed ha un complessivo di 613 pagine, computate due indici. Di che cosa tratti poi sarà facile capirlo dalla sua modesta storia che prendo a riassumere in due parole.

Nella seconda metà del secolo passato un ex-religioso di un Ordine monastico cattolico, padre Hecker, riprendendo la sua parola, lasciava la famiglia spirituale a cui doveva tutto, per fondare una Congregazione detta dei Padri Paulisti, il cui principale scopo è di predicare Missioni ai non cattolici in New York e dintorni. Ora un particolare sempre osservato in dette Missioni è quello di provocare obiezioni, sempre in materia religiosa, da parte degli uditori, con facoltà di esporle con quella libertà e candore e franchezza che merita l’argomento; i Padri Missionari dal canto loro si presteranno ad accoglierle e rispondervi. E perchè tutto proceda con ordine e allo scopo di facilitare questa forma di apostolato, in ogni Chiesa in cui si tenga Missioni, si mette, d’intesa, alla porta, una cassetta nella quale ognuno possa deporre la sua obbiezione affidandola allo scritto. Ogni sera, all’ultima predica il Missionario di turno legge i biglietti anonimi colle relative difficoltà e vi risponde, dando ad un tempo ed evasione all’Interrogante specialmente interessato, e un’istruzione alla massa degli uditori. Onde il titolo del libro di cui parliamo: Cassetta delle Obiezioni e relative risposte.

In tanti anni di missione si è potuto fare una cernita delle tante obbiezioni, e appuntare le più serie ed importanti. E si domandò se non era il caso — sia per prevenire una ripetizione oziosa delle istesse difficoltà con immensa perdita di tempo, sia per allargare ed estendere per luogo e tempo e persone il benefizio delle risposte dei Missionari — di pubblicare in un volumetto e obbiezioni e risposte. Si trovò che ne valeva la pena. Detto fatto si ordinò la arruffata materia che giaceva in una confusione caotica, in ragione di argomento, di importanza, di correlazione, di derivazione, e ne usci il volumetto che ho sott’occhio; attraente per diverse ragioni. Tanto che in breve volgere di tempo — sette anni credo — è già salita la sua tiratura al 367° migliaio. Il P. Elliott, Paulista esso pure, e autore di quella Vita di Gesù Cristo che è in preparazione di pubblicazione in veste italiana, scrivendomi, mi decanta con enfasi il Question Box, anche per ragione dell’autore del libro, che e il Padre Conway, testa quadra, e dei più dotti della Congregazione Paulista.

È vero che là sul luogo dove ebbe origine e per ragioni locali dovea avere l’onore di andare a ruba; ma anche da noi — per quanto le risposte siano preferibilmente basate sulla S.Scrittura e più adatte a razze meno razionaliste e più tradizionaliste di noi, ma tuttavia agguerrito di richiami storici, di poderosi argomenti di ragione — il libro in discorso sarebbe pure provviden-