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IL BUON CUORE 67


loro stesso interesse. Le ultime elezioni municipali, ad, esempio, che hanno spazzato via tutte le fisime di coloro che s’illudevano di ammorbare di socialismo anche l’Inghilterra, sono dovute, in massima parte, alle donne di Londra. Onore a loro! Esse hanno dato prova di tenacia, di attività, di pazienza che un uomo può attingere soltanto nel caso in cui il suo cervello alberghi in qualche angolo il piccolo demone d’una mania. Ogni elettore è stato preso d’assalto; ogni casa è stata cinta d’assedio di queste amazzoni moderne. Quando l’elettore mostravasi restio, ritornavano cinque o sei volte per convincerlo: quando si lasciava conquistare al primo incontro, ritornavano egualmente per persuaderlo a influire sul suo domestico, sul garzone del lattaio, sul portiere, sul padrone di casa, sul tabaccaio dirimpetto.

Nell’ultima settimana tutti i salotti si sono chiusi come salotti, ma sono rimasti aperti dall’alba alla notte succursali di comitati elettorali. Quale argomento per la malignità satirica di un Bernard Shaw! Persino nei music-halls, le dive e le divette si facevano sostituire dalle primarie e dalle sottocomprimarie e partivano verso i punti estremi della città in un’automobile carica di opuscoli e di manifesti.

Si sono visti fatti memorabili. Un gruppo di mogli d’avvocati, invase da un sovrumano spirito di sacrifizio, ha deliberato che ciascuna che ne facesse parte dovesse devolvere alla buona causa il venti per cento della somma fissata per il rinnovamento di stagione della toilette.

Quanto alla Peeress, hanno perseverato nella loro tradizione, che è d’invadere i quartieri più infetti della capitale, dalla sinistra Whitechapel alla viscida Battersea, e colà hanno sbaciucchiato i marmocchi più mocciosi e hanno discusso energicamente con le più aruffate mènadi del mercato e del cortile, appellandole «milady». Tutte queste signore — duchesse, attrici o borghesi — sono di solito le donne più rigorose del mondo in fatto di protocollo e di etichetta: se non avete avuto l’onore di esser stato presentato, non vi consiglierei di rivolger loro la parola nè anche per avvisarle che un fiammifero acceso è caduto su la loro gonna. Ma in tempo di elezioni, le vedete bussare con serena insistenza alla porta di casa vostra ed entrare con l’aria del fratello di latte che non ha bisogno di essere annunziato. Forse, alla terza volta che la domestica avrà ripetuto che siete a letto, sforzeranno senz’altro, l’uscio della vostra camera da letto.

È una vera e propria ossessione: l’ossensione bionda. Questo ardore femminile per le cose della politica farà sorridere i lettori italiani! Ma i lettori italiani avranno torto. Essi vorranno trasportar la scena nel nostro paese ed imaginar le nostre care signore, che sovente (siamo galanti) non hanno esercitato l’intelletto che alle conferenze dantesche e sui romanzi d’appendice, imaginarle, dico, in giro per la città a spargere il verbo della nostra politica che è incomprensibile anche a coloro che ci vivon sopra, tanto è oscuro retorico e vano.
Bisogna invece raffigurarsi che sia la politica inglese e chi sia la donna inglese. La politica inglese è — non lo ripeteremo mai abbastanza — accessibile a qualunque cervello ben costrutto anche se non è stato martoriato alle discipline di nessuna scuola. E la donna inglese non è, di solito, nè un manichino da modista nè un manichino intellettuale: è moglie, madre, figlia, sorella di uomini che intendono tutto ciò che è serio, pratico, utile, positivo; e però nulla che sia positivo, utile, pratico, serio le è straniero.

Le campagne elettorali inglesi si basano sempre — e sopratutto — su di un fondo pratico di interessi. Ora anche una donna, che non abbia proprio il cervello d’un colibri, può benissimo comprendere che cosa sia sperpero e che cosa sia risparmio, e può bene propugnare una buona amministrazione contro una cattiva. Una donna può essere un ottimo commerciante, ma è sempre un pessimo filosofo ed è quasi impossibile che acquisti la nozione del diritto.

Ora, siccome in Italia la politica è soprattutto materia giuridica e filosofica, è logico che la gente sennata rida di quelli che vogliono far votare le nostre signore. Ma non c’è proprio di che ridere se si tratta di far votare le signore inglesi. Qual meraviglia, infatti si può ostentare di fronte all’aspirazione di coloro che, pur senza diritto di voto, già si dimostran arbitre delle campagne elettorali e, in attesa di maturare il proprio, danno intanto così gran parte del loro tempo, della loro intelligenza, delle loro forze all’ingrato compito di educare e di dirigere il voto degli altri?

Rodolfo Rampoldi.


Perchè la signora Laura non andò al Veglione

La giovane, bionda signora, si era soffermata nel cortile, per accarezzare il bimbo rachitico della portinaia, aveva salito le scale, di corsa, ed al: «Buon giorno, signorina» dettole dal vecchio domestico (nella casa paterna le persone di servizio la chiamavano ancora tutte signorina) aveva risposto con un lieto saluto cordiale, aggiungendo: «La mamma è fuori, lo so: vado dalla nonna». «Donna Clara è nel suo studietto» ed il domestico, conoscendo le abitudini semplici della signora Laura, l’aveva lasciata, senza precederla attraverso i salotti e senza annunciarla. «Buon giorno, nonnetta: vengo con un sacco di novità! «E di piccole maldicenze spiritose, eh?» a aveva risposto una voce maschile, dalla intonazione dolcissima, malgrado la lieve sfumatura canzonatoria. «Oh, Don Pietro! lei qui a quest’ora? Che miracolo!» «Piccina» aveva risposto Donna Clara, dopo aver reso alla nipote preferita un grosso bacio «quando c’è di mezzo qualche miseria straordinaria, Don Pietro si ricorda dei vecchi amici». «Posso aiutare anch’io?» «No: per stavolta abbiamo già combinato tutto fra di noi. Piuttosto raccontaci le tue famose novità.» «Incomincio dalla più stupefacente, anche a costo di scandolezzare Don Pietro.... Domani sera vado al Veglione della Scala: sono