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il buon cuore 295
Dio mio, Dio mio perchè non vi chiamò mentre ella lasciò detto che vi sentiva tanto?

Ella si appoggiava sopra una promessa di Arsenio; conosceva la cavalleria: la parola d’un cavaliere è sacra, diceva, egli mi farà sua sposa.

Ciò che la casa sia per lei divenuta allora, appena si può ideare.

Ella si trincerò nel suo orgoglio per celare il rimorso.

La matrigna si vide vinta dalla fierezza di Lei. Ella andava e veniva con quell’aria che prende chi ha tutto perduto, aria indifferente.

Bisognava però arrivare fin in fondo; anime come la sua non si fermano sulle chine. Fuggiamo, le disse Arsenio; il mio castello di Valiano è una reggia; le mie tenute di Montepulciano ti aspettano.

Ah fuggire! Andare incontro al disonore pubblico, romperla perfino con la speranza di un rimedio! Ella non pensò più a nulla, pensò a chi le preparava una casa. Sognava sempre una casa.... Ora la porta le veniva aperta.

Andiamo.

Fuggirono di notte, dicono le memorie del suo confessore; ella col rimorso, Arsenio con la gioia del rapimento. I boschi dormivano mezzo allagati dalla Chiana straripata, i prati si riflettevano qua, là, di sotto all’acqua come grandi cristalli verdi. Per andare a Valiano bisognava traversare uno di questi stagni, la barca era pronta; vi si enti ò. Dio aspettava quella infelice per scuoterle il cuore in quei silenzi; il suo nome le veniva ripetuto dal gorgolio dell’acqua tra un tonfo e l’altro del remo. Stretta a chi la portava via, sentì oscillare la barca, mandò un grido, la barca si capovolse.

(Continua).

Can. Pietro Gorla.

ECHI E LETTURE


L’editore Perrin ha pubblicato un volume di interessantissimi ricordi di Charles Sainte Foi nel quale si parla a lungo di Lamennais, perchè egli, messo dapprima al piccolo seminario di Nantes, legato d’amicizia coi fratelli Borè decise poi di ritirarsi con loro alla Chesnaie — il famoso collegio diretto dal celebre abate — per compiere gli studi sotto la guida di Lamennais. Dalla Chesnaie passò a Malestroit, dove si accorse di non aver la vocazione sacerdotale. Prese quindi a viaggiare, finchè stabilitosi a Parigi incominciò la pubblicazione di una serie di lavori che denotano un’intelligenza vivissima ed un sentimento religioso serio e profondo. Tra questi lavori le Heures se’rieuses d’un jeune homme, e le Heures sérieuses d’une jeune femme godono ancora oggi in Francia di grande popolarità. Quando Sainte-Foi arrivò alla Chesnaie, vi trovò riuniti parecchi giovani, che sotto la guida dell’abate Lamennais e dell’abate Gerbet si preparavano ad essere i membri della nuova congregazione, che l’abate Fel), aveva in animo di fondare per sostituire i gesuiti. Del suo primo incontro con Lamennais così lasciò scritto il nostro A.: «Egli fu affascinante, spiritoso, allegro, pieno di abbandono e di confidenza, seducente come sapeva esserlo quando nulla lo contrariava, affettuoso fino alla tenerezza, amichevole fino alla familiarità. Eppure credetti scorgere in quell’espansione qualcosa di forzato. Mi meravigliai di un affetto, che nulla poteva
ancora spiegare, poichè gli ero sconosciuto... Sotto il peso stesso di quell’ammirazione, che curvava la mia anima davanti al genio di quell’uomo, indovinai le debolezze del suo carattere e questa prima impressione mi ha salvato da molti errori ed ha preservato il mio spirito da un accecamento funesto». Per quanto Lamennais sia da biasimare per la sua apostasia, pure è giusto riconoscere che diede a tutti i suoi discepoli, principi così solidi e ortodossi, che quasi nessuno di essi, pur adorandolo quasi come una divinità, ne seguì i fatali errori. «Non vi era nulla (scrive il nostro A.), che angosciasse e turbasse Lamennais, quanto la bestemmia contro Iddio, contro Cristo e contro la sua Chiesa. Il suo viso più mobile che la superficie del mare, sembrava allora corrugarsi come l’oceano durante la tempesta. Sono convinto che la bestemmia ammessa sotto forme crude e violenti avrebbe sconvolto i nervi di quel debole corpo al punto di fargli venire le convulsioni.

Religione


Vangelo della domenica seconda dopo la Decollazione


Testo del Vangelo.

Diceva il Signore Gesù a’ suoi discepoli: Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi vestiti da pecore, ma al di dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti. Si coglie forse uva dalle spine, o fichi dai triboli? Così ogni buon albero porta buoni frutti; e ogni albero cattivo fa frutti cattivi. Non può un buon albero far frutti cattivi: nè un albero cattivo far frutti buoni. Qualunque pianta che non porti buon frutto, sarà tagliata e gettata nel fuoco. Voi li riconoscerete adunque dai frutti loro. Non tutti quelli che dicono: Signore, Signore, entreranno nel regno de’ cieli; ma colui che fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, questi entrerà nel regno de’ cieli.

S. MATTEO, cap. 8.


Pensieri.

Suona grave la ammonizione evangelica: è un richiamo alla necessità, al dovere di un personale individuale controllo di coloro che si presentan come profeti, come mandati da Dio per guidare le anime, indirizzare gli spiriti.

Ci sono dice Gesù, i veri e i falsi profeti; nessun segno esteriore li distingue e nulla è importante quanto il riconoscerli, perchè guai a colui che segue una guida accecata o corrotta.

E veri e falsi profeti vengono-con parole ardenti con fare amichevole.... chi li discerne?

Non fidatevi, suona la parola di Gesù, di ciò che si dice dagli uni o dagli altri, giudicate voi stessi e giudicate dai frutti, vale a dire dalle opere, dalla vita vissuta.

Certo è più comodo prendere come a prestito giudizi fatti dagli altri, ma è ugualmente sicuro?

Se invece di credere alla esperienza propria gli apostoli e i primi discepoli si fossero appagati del giudizio che di Gesù facevano i maggiorenti fra gli Ebrei, invece di arguire Cristo l’avrebbero abbandonato ed essi pure ucciso come empio, bestemmiatore e folle.

Quando alla parola bandita non risponde la vita siam