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10 IL BUON CUORE


— Ma li lasciavo al sicuro, con le bambinaie!

— Già, ma chi può supplire una madre? E le carezze d’una mamma chi le sostituisce?...

— Ho peccato! — gemette l’Anima.

— Sì, figliola, e molto, mormorò Santo Francesco, quasi compassionando la Poverella. Poi riprese:

— Ho visto le belle monete che spendevi ogni giorno per mantenere a biscotti, e dei migliori, i tuoi cagnolini tutti infiocchettati e profumati come, a’ miei tempi, i paggetti delle Castellane. Ed ecco, a tanti poveri bimbetti manca il pane, e a tante povere madri manca il latte per alimentare i loro piccini, pensavo allora! Ho visto i tuoi levrieri coperti, d’inverno, di mantelletti e giubboncelli tagliati in panno costoso, in ricco velluto e tutti trapunti a filo d’oro fino nello stemma gentilizio, nelle cifre, e in ricamo di perle vere scrittovi il nome tuo o delle bestiole, non sapendo in verità se più valessero, queste o la Dama; e non solo davanti a Dio ma davanti agli uomini altresì. Ho visto i collari d’oro massiccio, fioriti di gemme girare, come un monile prezioso del costo di migliaia di lire, attorno al collo di esse, e tu gareggiare in ciò di splendidezza con altre dame, che pure vogliono dirsi cristiane, e con le svergognate femmine ancora alle quali e principi e patrizi, ed uomini che con brogli e truffe s’acquistarono tesori, sacrificano e l’onore della stirpe illustre, non il proprio che già l’hanno perduto, e il patrimonio dei figli. Questo ho veduto, e questo vedo di continuo farsi laggiù su la Terra, dove pure tanti infelici o nel fiore degli anni o cadenti per età, cercano un pane da sfamarsi, un cencio da coprirsi mentre vanno tremando di freddo e non lo trovano; — cercano un tetto per ricoverarsi e sdraiarsi sul terreno, al coperto almeno, e non lo trovano, come non trovano lavoro con che pagarlo.

Ma i tuoi cani, dormivano in cuccette dorate, su soffici cuscini, al calduccio, e perfino tra lini di batista, dopo essere stati spogliati con le tue mani aristocratiche dei giubbetti, dei fiocchi, dei gioielli... Questo ho veduto, e anche quassù me ne sono rattristato, capisci! Eppure tu lo sai di quanto amore amassi le creature e come non patissi che si recasse danno anche lieve a questi fratellini nostri!... Anche i più miserrimi, come i vermiciattoli, protessi e carezzai e benedissi sempre!

L’Anima gemeva accorata, ma pure si fece coraggio, e:

— Padre mio Santo — disse — Tu sai pure che ho dato anche ai poveri! ho dato per i bambini, e per i vecchi, per gli Asili, e per le Scuole, per i malati, per gli orfani: ho contribuito ad ogni sorta di beneficenza...

— Eh lo so — interruppe mestamente ma dolcemente San Francesco — lo so che hai ballato tanto per i poveri!... So che hai dato del danaro, ma non hai dato il cuore; hai fatto elemosine, ma non hai fatto la carità! E che cosa è mai dare del denaro quando se ne ha tanto! Con quei biscottini costosi per i tuoi cani quanti bimbi avresti rallegrato, ma distribuiti da mano a mano, da cuore a cuore; e non nei ricoveri, negli asili, tra la folla spettatrice e plaudente, che ne avrebbe poi divulgata e decantata la profusione, ma nelle casette degli umili, visitatrice benedetta, sotto l’occhio di Dio, delle mamme buone, del babbo, l’operaio onesto che
vedrebbe in quest’atto non solo la generosità, che qualche volta può offendere, ma l’amicizia, la fratellanza vera che eleva, nobilita, e spesso redime! Hai dato del denaro sì; ma quello sprecato nei collari d’oro e diamanti de’ tuoi cani, nei gioielli fissati su i fiocchi serici de’ tuoi gattini d’Angora non poteva far la fortuna di una famigliola, salvare dalla rovina materiale e morale una creatura umana? Forse poteva evitare il disonore a una fanciulla, un suicidio, un delitto!...

Pensaci, Anima, sorella mia, pensaci al male che hai fatto!

l’Anima s’accasciò profondamente in un muto dolore; riconobbe la stoltezza sua, e si pentì!

Santo Francesco stava immobile su la soglia del Paradiso, guardando amorevolmente la Pentita; poi, congiunse le mani stellate, come a pregare: «Signore, perdonate perchè non sapeva quello che si facesse!»

Il commento è mio però, non di S. Francesco, s’intende.

— Lo so quel che vuoi dire! — soggiunse poi — le 1000 Messe!... una santa cosa questa, di certo; e anche tu ne avrai la tua parte di merito; ma se quassù si badasse soltanto alle Messe di Requiem, i Morti ricchi entrerebbero subito in Paradiso! Le tue Messe arderanno anche in suffragio a tanti meschinelli che non poterono lasciare nemmeno un centesimo per farsi fare un po’ di bene.

― Ma allora sarò dannata in eterno? — gemette l’Anima terrorizzata.

― No — rispose San Francesco. — La misericordia di Dio è infinita, e Dio tien conto di tutto. Ciò che tu hai dato è stato più per impulso di vanità che di carità, e a te non è costato nessun sacrifizio nè personale nè pecuniario; e senza sacrifizio virtù vera non c’è. Fu preferito da Gesù l’obolo della vedova alle grandi offerte del ricco, appunto perchè quella, dando l’unico obolo suo, si privava di tutto, affrontava forse la fame, mentre il ricco, anche dando largamente, poteva scialarla lo stesso. Gli animali sì, sta bene, sorella mia; ma prima le creature umane. Un bocconcino buono anche ai cani fedeli, ai micini ghiottoncelli e graziosi, e briciole di pane e panico agli uccellini dell’aria; ma, prima di tutto, pane e carezze e conforto di parole buone, e amore, amore, amore per gli uomini redenti da Cristo Signore.

Misericordia dunque anche per te, Animuccia, sirocchia mia; ma giustizia anche: se no, con due lacrimuccie, tutti pari, buoni e cattivi; chi ha patito tanto nel mondo e chi ha goduto sempre e di tutto. Ecco, Gesù Signore mi fa conoscere la tua sentenza. Umiliati sirocchia mia, e ascolta.

In questo mondo degli Spiriti tu, rimanendo spirito incorporeo, tornerai sulla Terra e conserverai sensazioni, sentimenti, desiderî, necessità perfino come se tu fossi di un corpo rivestita e fossi ritornata sulla Terra. Avrai la visione del tuo presente e del tuo passato. Proverai la fame ed il freddo, e sospirerai le ghiottonerie distribuite ai tuoi cani, i ricchi mantelletti ricamati d’oro e stemmati che li tenevano ben caldi. Errerai la notte senza un tetto dove stare al coperto, e