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44 IL BUON CUORE


Signora Marocco Franchetti nob. Adele |||
 L. 10 ―
» Lattuada Ripamonti Maria |||
   » 10 ―
» Ferrario Ticozzi Angela |||
   » 10 ―
» Scola Ferrario Maria Carla |||
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» N. N |||
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» Zapelli Rosetta |||
   » 10 ―
» Zapelli Giannina |||
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» Besozzi Caterina |||
   » 10 ―
» Besozzi Antonia |||
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» Candiani Silva Luisa |||
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» Gnecchi Rossi Rina |||
   » 10 ―
» Gnecchi Giannina |||
   » 10 ―
» Colombo Eugenia |||
   » 10 ―
» Airoldi Clotilde |||
   » 10 ―
» Portalupi Enrichetta |||
   » 10 ―
» Belloni Amèlie |||
   » 10 ―
» Belloni Franchina |||
   » 10 ―
» Belloni Zapelli Maria |||
   » 10 ―
» Belloni Giannino |||
   » 10 ―

(Continua).

Educazione ed Istruzione


Quando tramonterà la mezzaluna...


Una pagina presaga di Godefroy Kurth


Godefroy Kurth, il grande storico belga che dirige a Roma l’Istituto storico della sua nazione, pubblica nel Correspondant una pagina lirica, a cui l’azione delle armi italiane, in questo momento, aggiunge un interesse vivo. Sono delle note di viaggio al Cairo, dove Kurt ha recentemente pellegrinato. Cercando sovratutto le vestigia della civiltà antica, là dove essa s’intreccia alla civiltà moderna, lo storico illustre s’è soffermato più a lungo ad El Azhar.

La moschea d’El Azhar è, al Cairo, da mille anni l’asilo più florido della scienza e dell’insegnamento musulmano.

Ed eccovi i pensieri che lo spettacolo gli ispira: l’ammirevole conoscenza della storia da quando l’oriente e l’occidente sono alle prese, ha permesso allo scrittore il presentimento della lotta attuale:

«Non descriverò El Azhar: è sempre il tipo semimonastico del santuario musulmano, colle sue mura cieche sulla strada, le sue grandi corti interne a portici, la sua immensa sala centrale sostenuta da una foresta di colonne che formano frequenti navate ed il suo popolo di passerotti garruli e ghiotti che dividono fraternamente con gli uomini il godimento del santuario.

La casa possiede enormi rendite, che sono andate accumulandosi coll’andar dei secoli, con una cifra fantastica di fondazioni e di borse di studi.

A dir il vero, quel luogo fa sognare. Il cuore dell’Islam batte qui in quel 10,000 o 30,000 alunni (non so che pensare di tali cifre) che vengono a prender ad El-Azhar il fuoco sacro del fanatismo musulmano, per portarlo in seguito sino alle più remote estremità
dell’Islam. Tutto li mantiene nel culto della tradizione primitiva: tutto parla loro del Profeta, della guerra santa, della dominazione universale dell’Islam; tutto contribuisce a sviluppare in essi l’odio dei giaurri, ma non bisogna lasciarsi ingannare dall’aria pacifica e quasi ecclesiastica di quegli studenti dalla sottana lunga, in apparenza dedicati ad un sogno mistico. Sotto quelle palpebre semi-chiuse, in quegli occhi che sembra non vi guardino, in quelle anime silenziose, interamente dedicate alla melopea del loro Corano, si concentrano tanti odi selvaggi contro noi altri europei, empi spregiatori del Profeta, che insultiamo colla nostra presenza i sentimenti religiosi e patriottici di ogni buon musulmano.

«Perciò, quale esplosione il giorno in cui si crederà giunta l’ora! Il giorno in cui, per una ragione qualsiasi, la mano del domatore cesserà di tenere in briglia le anime di questi animali feroci che noi crediamo addomesticati e che sono soltanto intimiditi. E dire che si lascia divampare in pace quel fornite d’islamismo, che si lascia, che quell’arsenale fornisca le armi a tutto il mondo musulmano, mentre si chiudono le scuole cristiane e si cacciano dai loro umili conventi la verginità e la povertà volontarie, unici pericoli, a quanto pare, per l’avvenire della civiltà!

Dopo avere così evocato la visione dei drammi promessi dall’urto dei due gruppi umani — musulmani e cristiani — dal Bosforo fino all’estremità delle Indie e della Cina, il Kurth ritorna eloquentemente indietro di qualche secolo, al punto preciso, in cui s’è spezzata la fibra mistica che in altri tempi lanciò le folle verso la Palestina per la liberazione del sepolcro di Gesù.

«Ed il mio pensiero ritorna, per un declivio naturale, alle «tenebre» del medio-evo. Ah! meglio di noi, gli uomini di quel tempo avevan compreso qual contegno bisognasse assumere di fronte all’Islam! Avevano udito la parola d’ordine di Cesare a Farsaglia ed eran venuti qui per colpire alla testa l’Islamismo. Se il piano di San Luigi si fosse attuato, la Terrasanta era salvata; una civiltà cristiana prospererebbe oggi a Gerusalemme ed al Cairo, grandi nazioni cattoliche farebbero irradiare di qui la fede di Gesù Cristo sull’Asia e sull’Africa.... Ma la vigliaccheria dei re cristiani non l’ha voluto. Sordi alla voce del Papa, che non s’è stancato di rammentare loro la crociata, durante quasi mille anni, essi hanno lasciato l’Islam stendere la mano su Gerusalemme, su Costantinopoli, su tutto l’Oriente cristiano; non han cessato di ingannare il Pontefice Massimo con promesse menzognere per poter impadronirsi della decima della crociata, nè hanno temuto, per vili interessi, di venire a patti col nemico comune. Ed appunto la loro prodigiosa inerzia dinnanzi al problema musulmano ci vale ancor oggi la questione d’Oriente.

Ove mi conducete, ricordi di dolori?... Laggiù, in Italia, sulle sponde dell’Adriatico, in cima alla città d’Ancona, nella cattedrale che sembra figliuola di quella Pisa, e donde l’occhio abbraccia l’ammirevole panorama della terra e del mare. Un vecchio è là, un prete, il vicario di Gesù Cristo. Con gli occhi fissi sui