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IL BUON CUORE 143


A proposito di Bertoni e Rosmini


L’egregio sac. prof. don Proto Zambruni, spinto dal nobile desiderio di distruggere la penosa impressione suscitata da una polemica intervenuta nell’Unione, ha pubblicata nell’Unione medesima la seguente lettera:

Egregio sig. Direttore,

Voglia consentirmi, di grazia, che io manifesti il modesto mio parere sulla polemica intervenuta nell’Unione, in questi ultimi giorni, circa i rapporti che passarono tra il p. Bertoni, venerabile fondatore degli Stimmatini, e il grande filosofo di Rovereto A. Rosmini, il quale pure fondò l’Istituto della carità: congregazioni religiose, queste, benemerite e riconosciute ambedue dalla Chiesa.

Le figure di questi due venerabili fondatori sono uscite, bisogna confessarlo, non poco malconcie dalla polemica in discorso; e ciò pel modo con cui questa si svolse. Nè è da farne meraviglia, perchè quando si discute, troppo sovente avviene che ci si scaldi; e allora non si sa dove si va a parare.

Ha la sua importanza, non nego, la questione dei rapporti interceduti fra i due fondatori menzionati: e tanto maggiore quanto l’uno di essi, il Rosmini, conta una celebrità, che va ognora allargandosi nel mondo degli studiosi. Ma tale questione nulla, o quasi, importa nello stabilire le reali virtù morali e religiose dei due benemeriti fondatori. Che il Bertoni invero sia stato, o no, amico del Rosmini; che pure essendolo stato, abbia creduto poi di dovere per suoi particolari motivi troncare una tale amicizia; così pure, che egli non abbia approvato la composizione del libro Le cinque piaghe, che il Rosmini andava eseguendo per uno scopo apertamente confessato e irreprensibile, tutto ciò non ha che fare con la santità del Bertoni. La quale, anzi più che su questi piccoli incidenti, si fonda su fatti ben più gravi e significanti, per i quali essa meritò l’onore di essere riconosciuta e additata dalla Chiesa. Del pari, che cosa ci perde, in grazia dei sopra detti incidenti, la santità del Rosmini, non ancora autorevolmente riconosciuta bensì, ma conosciuta ed affermata da migliaia di persone, d’ogni grado, perfino da un Gregorio XVI, d’ogni qualità, perfino da un certo Alessandro Manzoni? La storia della Chiesa, a farsi dagli apostoli, abbonda di esempi di santi, che furono tra loro dissenzienti su certi punti, senza che ciò abbia impedito, che essi venissero riconosciuti e venerati per santi, quali veramente erano.

Or tutto ciò venne perduto di vista dagli egregi anonimi polemisti per modo, che il fatto loro produsse dolorosa impressione, non solo su di me ma anche su altri, a nome dei quali io credo di parlare.

Si lasci pertanto alla critica storica il risolvere la questione; essa lo farà a suo agio e senza passioni. Ma non si sciupi, per amore del Cielo, nessuna gloria della Chiesa. La quale conterà sempre dei santi, che saranno come di viso, così d’indole e di vedute diverse, benchè tutti e sempre d’una carità unica, della carità di quel Cristo che forma a suo modo i suoi santi.

Grazie tante, egregio sig. direttore, del favore, e mi creda il sempre suo dev.mo

Sac. prof. Proto Zambruni.

Cremona, 25 aprile 1912.

UN SALUTO DI MAGGIO


Togliamo dalla Perseveranza:

«La pietà cristiana che ha voluto consacrare alla donna pura, umile e grande l’olezzo di tutte le vite della natura rinascente, ci dà oggi poche pagine primaverili che aprono un po’ d’azzurro sul nostro cielo.

«La signora Laura M. Venier con il suo «Maggio» ha fatto un’opera buona poichè forse è più bello e più consolatore di quanto crediamo, ritornare almeno di tanto in tanto a dissetarci alla fonte purissima delle bellezze spirituali. Il libriccino soave da cui la Vergine, con esaltazione lirica ed artistica, sorride pia ancora e sempre all’Umanità ed alla nostra vita di affanni, di tempeste e di passioni, non ha nulla delle vecchie ingenuità bigotte, delle puerilità credenzone che, ormai ci spiacciono e, per nostra debolezza, ci distaccano anzichè avvicinarci alla luce. Sono poche pagine odorate da un profumo d’intimità soggettiva che piace; la preghiera è, in esse, un riverente ed amoroso studio dei Vangeli, per trarne l’ambrosia del bene, il nutrimento dello spirito; è un bel lembo di cielo stellato sulle antiche pagine, sempre belle e confortatrici, e che noi, assorti nell’affannoso cammino, dimentichiamo troppo facilmente e con leggerezza estrema.

«L’enfasi, l’affettazione, lo sterile e bugiardo misticismo egoistico e d'annullamento dei soliti vecchi libercoli, che riempiono la bocca ma lasciano arido il cuore ed annientano la volontà, non hanno gettato — per fortuna — la loro ombra qui dentro; sicchè, dopo la lettura umana, veramente pia e benefica di queste parole, sentiamo che il sollievo è tale da spingere l’anima ad un volo più alto, in fuoco di carità attiva ed amiamo di più la luce e la vita, la virtù e gli uomini.

«Certo il libriccino non è adatto per tutti, ma troverà molti amici tra quelli che hanno più bisogno d’una voce religiosa, della purezza e forza della fede, tra coloro cioè che, martoriati eppur lusingati dalla propria coltura, dall’inafferrabile anelito di grandi cose, dallo spasimo d’una luce più calda, cercano nell’esercizio di certe pratiche tradizionali del cristianesimo — aventi il profumo georgico della natura — una rispondenza superiore ai nuovi bisogni spirituali. Eppure anche per costoro le allusioni alle rappresentazioni artistiche della Vergine sembreranno talvolta uno sforzo retorico e.... raffreddatore; ma la purezza dell’intento, la sincerità soggettiva dello studio per divenir migliori alla luce dell’esempio che ci viene da un’umile vita grandiosa di Donna, Vergine e Madre ed Ancella della volontà divina, la felice ed originale scelta degli argomenti attinti dalla fonte limpida delle sacre pagine, anzichè da un falso misticismo, o da un fantasioso ed astratto sogno ascetico, renderanno loro il libriccino un amico caro, discreto e confortatore».

(Si vende dalla Casa Editrice L. F. Cogliati a L. 1, a beneficio dei ristauri nelle chiese in Milano di S. Pietro in Gessate e S. Maurizio al Monastero Maggiore.