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210 IL BUON CUORE


Religione

Vangelo della domenica sesta dopo Pentecoste


Testo del Vangelo.

Disse il Signore Gesù questa parabola: Un uomo fece una gran cena, e invitò molta gente. E all’ora della cena mandò un suo servo a dire ai convitati che andassero, perchè tutto era pronto. E principiarono, tutti d’accordo a scusarsi. Il primo dissegli: Ho comperato un podere e bisogna che vada a vederlo: di grazia, compatiscimi. E un altro disse: Ho comperato cinque paia di buoi e vo’ a provarli, di grazia, compatiscimi. E un altro disse: Ho preso moglie, e perciò non posso venire. E tornato il servo riferì queste cose al suo padrone. Allora sdegnato il padre di famiglia, disse al suo servo: Va tosto per le piazze e per le vie della città, e mena qua dentro i mendici, gli stroppiati, i ciechi e gli zoppi. E disse il servo: Signore, si è fatto come hai comandato, ed hevvi ancora luogo. E disse il padrone al servo: Va per le strade e lungo le siepi e sforzali a venire, affinché si riempia la mia casa. Imperocchè vi dico, che nessuno di coloro che erano stati invitati, assaggerà la mia cena.

S. LUCA, cap. 14.


Pensieri.

La parabola di Gesù Cristo è lucida nel suo significato. È l’invito del gran signore — di Dio — a partecipare al banchetto suo, banchetto di vita vera, cui chi avrà gustato non soffrirà mai la morte. Chiunque appena attentamente rilegga il brano evangelico, troverà la parola e frase adatta al proprio spirito.

Vogliamo qui aggiungere una sola nostra osservazione. Il gran signore invitò — primamente — a cena i suoi amici. Il fatto è tanto ovvio e naturale che nessuno s’allarma e muove osservazione all’invito del gran signore. Trovano in lui il pieno diritto d’invitare chi crede.... Ed allora perchè — anche sulla bocca di cristiani — udiamo il lamento che Dio abbia voluto dare il privilegio della sua verità e giustizia a noi, per esempio, e non ai popoli idolatri? Perchè con questo giustifichiamo la frase «ogni religione purchè sia è buona?»; «ci basta la religione del cuore, del dovere, ecc.?» Tanto e tanto — dicono — Dio doveva dare la sua verità a tutti! Perchè non obbligaste — trovaste anzi naturale — l’invito del gran signore agli.... amici suoi per primo? La fede, la virtù è un dono di Dio, ch’Egli dà, distribuisce come e quando gli garba, chiedendo solo a noi — i privilegiati amici suoi — una maggiore corrispondenza e fedeltà ai suoi più eletti doni.

Ma — non è il caso di ripetere — «Se tali doni fossero stati per Tiro e Sidone.... Nel dì del giudizio...».

In realtà l’invito fu esteso a tutti ormai. Terra non v’ha che non abbia sentito e non porti e la voce e l’orma del missionario cattolico, ma come vi fu accolto
il nome di Cristo? la sua croce? Da secoli e secoli non ode la Chiesa le risposte di quegli ingrati, risposte che tradiscono nei popoli nostri cristiani — gli amici suoi — l’amor del basso interesse, l’egoismo, l’amor dei piaceri? Non si vede rifiutata la Chiesa perchè davanti ai greci — la sapienza mondana — essa è follia, non si vede respinta dalle plebi perchè è stoltezza?

Quante volte non furono irritati dall’invito di Dio, di Cristo, del Sacerdote!... quante volte rifiutarono — essi ammalati e febbricitanti di passione e carne — il rimedio santo e salutare! L’invito era: era dato a tempo, per un tratto di squisita bontà. — Rifiutarono sempre, forse per più basse ragioni e pretesti.

L’ordine ed il comando di invitare e costringere al banchetto i poveri, i disgraziati anzi ha maggiormente irritato questi ineducati.

S’offesero della compagnia, del contatto colle lacere vesti del povero, del mendicante, del rejetto. Trovarono un pretesto nella infinita bontà del signore.

Orgoglioso il ricco, superbo lo scienziato, tronfio l’uomo privilegiato dalla fortuna, oh! quante volte ha disdegnato il cibo ed il banchetto celeste perchè questo medesimo pane di cielo in uguale misura, in identica qualità e sostanza, veniva dato ai poveri, ai paria della società. Ripugnava loro starsene cogli umili, ripugnava alla vana scienza del mondo piegarsi docile al vero posseduto dalle menti dei semplici, alla virtù che nasce e prospera nei cuori coperti da stracci, e rifiutarono il banchetto santo e soave del vero, del bene. E sono questi che ci compassionano, che compatiscono alle nostre formole religiose, che tacciano di debolezze e ritardo le lotte, i sacrifici, le abnegazioni del vivere cristiano.... Leggete più avanti....

Disse il gran signore ai servi: «Cercate i poveri: qui conduceteli perchè gustino la mia cena in luogo di quelli che la rifiutarono!...».

B. R.

La persecuzione religiosa

nelle colonie portoghesi continua

Ecco quanto scrive in proposito il P. Cancella, C. S. Sp., al Sodalizio di S. Pietro Claver:

«Tralasciando di parlare della persecuzione sistematica ed accanita contro le già fiorenti Missioni di Cunene, Congo, e Cimbebasia, con la corona di stazioni rurali, anche quelle della Laenda non ebbero a soffrir meno. A Melange, si gridava, ci si minacciava ogni sorta di mali, ci era interdettta l’amministrazione dei nostri beni e ci si toglievano le scuole sussidiate. La maggior parte dei catechisti, non credendosi più sicuri, abbandonarono i loro posti, semideserti per identici motivi. Tuttavia noi tentammo reagire, ed a furia di lotte, riuscimmo a radunare di nuovo la quasi totalità dei ragazzi.

A Messuco, si ebbe la fame ed una inchiesta terri-