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IL BUON CUORE 341


Montreal (nel Canadà), la capitale di un civile paese della civilissima America, fu gratificata di tutti i titoli possibili ed impossibili del vocabolario massonico.

Vienna — la bella, l’aristocratica, la mondana Vienna — è divenuta in un istante poco meno di un lurido villaggio sperduto sui gioghi dell’Appennino, e l’Arciduca ereditario, le alte cariche dello Stato e dell’esercito, ministri e deputati altrettanti servitorelli del Nunzio pontificio o del Legato del Papa, sol perchè hanno mostrato al mondo, senza alcun rispetto umano, che essi sono cattolici, apostolici, romani, e non hanno avuto timore alcuno di prostrarsi innanzi all’Ostia sacra e di inchinarsi e festeggiare il rappresentante del Papa, mostrando così ai pigmei delle sette che essi, principi e uomini di Stato, credono in Gesù Cristo e nella sua reale e viva presenza nell’Eucaristia, e nel Papa riconoscono il Vicario di Gesù. Vienna si è addimostrata la degna capitale di un grande impero cristiano, che combatte valorosamente i nemici della fede e ne fronteggia l’audacia e la prepotenza. Vienna si è manifestata una città eucaristica rendendo con pompa non più veduta il suo solenne omaggio a Gesù sacramentato.

Guardate: tutto vi ha parlato di Gesù — tutto vi ha rivelato il suo senso cristiao, tutto vi assicura che essa era in festa pel XXIII Congresso Eucaristico Internazionale. Dalle torri e dalle facciate delle chiese, dai palazzi e dalle case più modeste, sventolavano bandiere innumerevoli, papali, imperiali, tra cui, specialmente dinnanzi ed intorno alle chiese, pendono dalle antenne i gonfaloni eucaristici riccamente fregiati con in mezzo l’agnello divino e intorno l’iscrizione: Ecce Agnus Dei qui tollit peccata mundi. Busti del Pontefice e dell’Imperatore, arazzi e damaschi sui poggiuoli e sulle finestre, festoni e pavesi, di vari colori e di forme diverse, adornano le piazze e i centri più animati del movimento cittadino.

Nell’interno delle chiese non trovate gli addobbi sfarzosi delle chiese italiane, ma la semplice e maestosa magnificenza del gusto germanico, adattata alla severità architettonica dei loro templi: festoni di verde frasca intrecciati di fiori, piante sempre verdi, trofei di bandiere e arazzi preziosi, armonizzanti colle linee gotiche e colla cupa solennità all’ambiente.

Dappertutto campeggiano nelle sfarzose vetrine dei negozi simboli, fregi, ricordi, immagini, medaglie, stampe eucaristiche; dappertutto v’incontrate in persone d’ogni ceto, preti, frati, suore, signori, signore, signorine, popolani, contadini e contadine delle varie provincie austriache, nei loro vestiti pittoreschi, che portano al petto la coccarda eucaristica.

Tutti hanno scolpita in fronte la letizia del grande avvenimento, tutti parlano del Congresso con accento di entusiasmo, tutti mostrano gran fretta di giungere là dove li aspetta o una funzione o una adunanza eucaristica.

Quante volte al passaggio di un sacerdote si vedevano levarsi i cappelli degli uomini e le donne viennesi rivolgergli il saluto cristiano, e i fanciulli fargli festa di sorrisi, di inchini!

Viva Gesù Cristo! Questo fu il grido dei congressisti di Vienna, e questo è il grido, che erompe dal profondo dell’anima nostra di credenti. A questo grido si associa per necessità di cose l’altro di Viva il Santo Padre! unico e vero rappresentante di Gesù Cristo, Capo supremo della Chiesa, maestro delle nostre coscienze, guida sicura fra tanti errori.

E quale lezione non è stato il Congresso di Vienna per tutti i demagoghi, di qualunque tinta essi siano!

Una sola parola del Santo Padre, una unica fede ha spinto e raccolto nella brillante capitale dell’Impero degli Asburgo circa duecentomila persone: un fatto meraviglioso che lascia stupefatti gl’increduli e fa fremere di bile gli uomini schiavi o venduti alle sètte.

Ebbene, una volta ancora Gesù Cristo ha mostrato al mondo tutto ch’Egli vive ed impera e trionfa de’ suoi nemici.

E l’esito veramente splendido del Congresso Eucaristico di Vienna, il nuovo trionfo di Cristo Redentore ha riempito di gioia e di santa letizia il cuore dei cattolici di tutto il mondo.

Come non gioire ed esultare alla vista di migliaia e migliaia di persone inneggiare e adorare Gesù Cristo nell’Ostia Sacra, innalzata nel ricco Ostensorio dalle mani del Sacerdote, rese tremule dall’emozione?

La grandiosa manifestazione di fede e di amore a Gesù Cristo avvenuta nella capitale austriaca ci rinnova però il ricordo del gravissimo dovere che incombe a tutti i cattolici di azione, a’ sacerdoti e pubblicisti cattolici; il dovere, cioè, di intensificare la propaganda tra il popolo per risvegliare quella fede, che se oggi è solo assopita, domani potrebbe mutarsi nella incredulità.

La stampa cattolica ha il compito di combattere i nemici della Chiesa, di smascherare l’errore. La lotta è necessaria per mantener pura la fede e far risaltare la verità, incuorando i credenti, richiamando gl’indifferenti o i tentennanti, illuminando ed istruendo il popolo.

Ed a Vienna i discorsi nelle solenni adunanze plenarie avevano speciale richiamo ai doveri, che incombono al clero ed al laicato. Le affermazioni delle varie sedute inculcavano alla propria ed individuale perfezione una necessaria azione pubblica sotto la direttiva del Santo Padre.

Chiare ed assolute furono le dichiarazioni pel clero nel rinnovamento del lavoro pastorale, della organizzazione della cura d’anime nelle città e nelle campagne e di una azione concorde del clero secolare e regolare e del laicato per ricondurre specialmente gli uomini alla chiesa.

Al laicato fu messa innanzi la storia dell’Eucaristia, dichiarando le ragioni ond’essa è per i laici l’arma più potente nella guerra contro i nemici della fede, e come essa riesca una vera riabilitazione dell’individuo.

Il Congresso Eucaristico di Vienna ci ha confermati nel concetto che il popolo e le stesse classi intellettuali ed altolocate sono credenti, amano la Chiesa, adorano Gesù Cristo, venerano il suo Vicario, e soltanto tralignamenti momentanei possono tenerli lontani dalla pratica religiosa.