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340 IL BUON CUORE


È zelo? zelo paziente? zelo di carità?

Non si confonde troppo coll’amor proprio, col desiderio — non di raccogliere manipoli d’anime a Dio — ma gloria alla nostra povera opera?!

I servi — scandolezzati — narrarono l’accaduto al padrone, che ne fece rigorosa giustizia.

Forse la mia impazienza, il falso zelo hanno rovinato il fratello, l’avversario che allettato alla gran luce di Cristo passava alla nostra sponda.

Non abbiamo perdonato uno sgarbo, una debolezza, noi che fummo lavati da colpe gravi, da colpe che domandavano il carcere eterno.

Abbiamo tolleranza per l’urto dell’avversario?! Controdi lui forse usammo l’arme sue non la forma cristiana.

B. R.

Congresso Eucaristico di Vienna


Note gentilmente favoriteci dal Rev. Mons. G. Polvara da Vienna
15 settembre 1912

(Continuazione e fine, vedi n. 42).


Dovrei trattenermi in particolare del pellegrinaggio italiano. Molte e molte ragioni mi impongono un dignitoso silenzio, perchè ricordarne il viaggio, la sua permanenza in Vienna, il più o meno successo nelle trattazioni di sezione e quanto riguardava l’organizzazione, forse il mio giudizio potrebbe suonare una dolce critica a chi presiedeva e dirigeva quella comitiva.

Le non poche difficoltà che presentava un pellegrinaggio all’estero, forse non del tutto ponderate, furono non ultima causa della non felicissima sua riuscita. I pellegrini italiani potranno ricordare quelle belle e splendide giornate..., senza aver però preso parte al solenne ricevimento del Cardinale Legato ed alla prima adunanza del Congresso alla Rotonda.... e narrare episodi più o meno ameni da rallegrare le serate dell’entrante inverno.

Noi italiani in fatto di organizzazione, specialmente di pellegrinaggi, dobbiamo imparar ed imparare molto dall’estero.

Alla direttiva tecnica dei promotori ed organizzatori, alla loro abnegazione ed all’assistenza continua, necessita uno spirito di sacrificio e d’abnegazione nei pellegrini: è con questo mutuo accordo di virtù, che i pellegrinaggi riescono improntati a quell’ordine che lascia il dolce ricordo a quanto si è preso parte ed il vivo desiderio di partecipare ad altre manifestazioni!

Io, ricordando quel grande avvenimento, quelle sante emozioni non potrò mai dimenticare un amico carissimo, il Rev. signor canonico don E. Roncoroni, che mi fu più compagno, fratello nella mia peregrinazione: a lui il merito della riuscita felicissima di quelle indimenticabili giornate! Le risorse d’una pratica di viaggio, la genialità del suo carattere, la fine educazione mi allie-
tarono le ore della preghiera, del sollievo e della vita tutta consacrata alla nostra peregrinazione!

Si partì soli soletti da Milano — si viaggiò ottima. mente pur davanti a non poche affermazioni e non ultima a quella di un rev. Monsignore, che in treno meravigliava che sì serenamente s’affrontava la condizione dell’alloggio, della lingua e cento altre preoccupazioni, che forse temeva per la sua piccola comitiva.

A Vienna — gentilmente ospitati in una splendida villa al Gersthof-Scheidlstrasse 2. 6 — si prese parte viva a quelle memorande giornate. Si visitò la città e dintorni e, seguendo un programma stabilito si ebbe un concetto preciso dello straordinario avvenimento e delle condizioni normali di quella grande capitale.

Da Vienna si andò a Budapest, toccando poi Fiume, Trieste, Venezia.

Ed ora rientrato nella nostra Milano, una dolce visione mi sta innanzi: «il Trionfo di Gesù!», e negli incontri, col R.mo don Roncoroni il ricordo delle vicende liete e serene della nostra peregrinazione.


Il Congresso di Vienna ed il nostro dovere.

Il Congresso Eucaristico di Vienna è stato una nuova eloquente prova della forza sempre viva del cattolicismo e dell’entusiasmo perenne, che esso sa suscitare nel cuore e nella mente di coloro che seguono Gesù Cristo e obbediscono al suo Vicario in terra.

Il Congresso di Vienna non è stato una accademia o un brillante apparato di forze spiegate allo scopo di timorire Governi od ammonire avversari, nè un espediente di tempi elettorali: no, no.

È stato una manifestazione meravigliosa di coscienze sinceramente e fervidamente cattoliche. È stato nno slancio immenso di anime, di menti e di cuori, che si sono prostrati innanzi a Gesù Cristo, l’hanno riconosciuto vero Dio e vero Uomo, Redentore dell’umanità, e l’hanno adorato sotto le invisibili spoglie nell’Ostia santa, nel mistero eucaristico.

Gesù ha ottenuto a Vienna un nuovo trionfo: principi e popoli, sacerdoti e laici, hanno chinato la fronte, hanno piegato il ginocchio innanzi a quell’Ostia immacolata, elevantesi al disopra delle teste di centinaia di migliaia di uomini e di donne, di tutte le classi e condizioni, provenienti da ogni parte d’Europa.

Ed il trionfo di Gesù nell’Eucaristia è il trionfo del Santo Padre, perchè non è concepibile la fede in Gesù Cristo col disprezzo o anche solo colla noncuranza verso il suo Vicario, custode dei dogmi e della disciplina della Chiesa Cattolica.

Il liberalismo ancora una volta, aiutato e spinto dalla Massoneria, ha cercato di lanciare il ridicolo sul glorioso avvenimento, che resterà memorando negli annali dei Congressi eucaristici; ma il ridicolo è cessato ben presto per dar luogo ad un gesto di rabbia.

Madrid fu chiamata la «cupa sede di una monarchia fiacca e ferocemente bigotta, di un’aristocrazia feudale gretta e senza ideali, reazionaria; abitata da un popolo reso imbelle dalla superstizione e dall’ignoranza cattolica», sol perchè il Congresso Eucaristico ivi tenutosi, riuscì splendido.