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IL BUON CUORE | 371 |
Io ho il concetto di mons. Calabiana, come di una gloria di Milano, come d’uno dei più illustri arcivescovi, che siano seduti sulla cattedra di S. Ambrogio e di S. Carlo. Ecco perchè godo che tali solennità si volgano a ricordarne la memoria e ad onorarne dopo tanti anni le ceneri benedette. Ed io vorrei essere presente, anzi vorrei prendervi parte se potessi: ma Vostra Signoria vesta in qualche modo la mia persona, che sarà con Lei coll’animo e col vivo desiderio».
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E dopo la solenne tumulazione di quella venerata salma l’Eccellentissimo Cardinale Agliardi scriveva: «Milano è sempre Milano e nella dimostrazione per Mons. Calabiana ha mostrato tutto il suo cuore e il rispetto di venerazione per tutto quello che sono passati fra le sue mura benedicendo e beneficando.»
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Mons. Polvara chiude i cenni sulle onoranze al Reverendissimo compianto suo Arcivescovo con un fiore, che rivela venerazione ed ossequio e che è il ritratto fedelissimo di Mons. di Calabiana.
Non vanità di esterne pompe, non altera dominazione, non grettezza di comportamenti e consuetudini domestiche, non vanitosi disperdimenti o intromissioni di congiunti, non tenacità partigiane, assai facili quando i tempi corrono agitati dalle passioni, dai sùbiti mutamenti, dall’attrito delle consuetudini antiche e delle nuove condizioni che si preparano. Egli proseguì intemerato, sereno, costante nel cammino.
Quale nei giorni della sua giovinezza, quale Vescovo di Casale, non altrimenti Arcivescovo di Milano: irreprensibile, temperato, prudente, di maniere urbanamente cortesi, integro, ospitale, amico degli studi, modesto, nè bramoso di nulla affatto, tranne dell’onore di Dio, della glorificazione della Cattolica Chiesa, e sollecito dei modi più opportuni ed efficaci a prevenire e provvedere alle miserie e alle tribolazioni altrui: ordinatissimo nelle consuetudini e negli uffici della sua casa; solennemente dignitoso negli apprestamenti e nelle manifestazioni del divin culto, e così in tutto.
Non già per istudio e per vanto, sibbene per ingenita virtù dell’animo saviamente e religiosamente educato, composto in guisa da meritarsi unanime la buona testimonianza delle virtù che Egli esercita da coloro stessi che non appartengono ai seguaci ed amici del Clero; e da costringerli ad onorare, per la incontestabile forza de’ fatti l’ecclesiastico Ministero: pieno d’affetto operoso a questa sua Milano che lo venera e vi corrisponde.
Dopo aver partecipato con rettitudine perfetta di aspirazioni agli avvenimenti religiosi e civili più gravi e solenni dei tempi nostri — dopo avere in tante e solenni e difficilissime circostanze, alle quali terrà conto la storia, mantenuta non generosa ed ammirabile equanimità, una specchiata costanza di religiose caResse con vivo e senno amore di Padre, con sollecitudine indefessa, anche nei più tardi anni, la famiglia numerosisima dei spirituali suo figli; e nella fervida preghiera, nella prece sommissione a Dio, nella intercessione della Divina Madre, e dei Santi suoi antecessori. confidò le si mantenga incolume, e al capo della Chiesa e al suo amato Pastore macchinalmente fedele, contro l’impeto di ogni lotta.
Religione
Vangelo della Domenica quinta d’Avvento
Testo del Vangelo.
Giovanni rende testimonianza di Lui, e grida dicendo: Questi è colui del quale io diceva: Quegli che verrà dopo di me è da più di me perchè prima dí me. E della pienezza, di Lui noi tutti abbiamo ricevuto una grazia in cambio di un’altra: perchè da Mosè fu data la legge: la grazia e la verità per Gesù Cristo fu fatta. Nessuno ha mai veduto Dio; l’Unigenito Figliuolo, che è nel seno del Padre, Egli ce lo ha rivelato. Ed ecco la testimonianza che rende Giovanni, quando i Giudei mandarono a Gerusalemme i sacerdoti e leviti a lui, per domandargli: Chi sei tu? Ed ei confessò, e non negò; e confessò: Non sono io il Cristo. Ed essi gli domandarono: E che adunque: Sei tu Elia? Ed ei rispose: Nól sono. Sei tu il Profeta? Ed ei rispose: No. Gli dissero pertanto: Chi sei tu, affinchè possiamo rendere risposta a chi ci ha mandato? Che dici di te stesso? Io sono, disse, la voce di colui che grida nel deserto: Raddrizzate le vie del Signore, come ha detto il profeta Isaia. E questi messi eran della setta dei Farisei, lo interrogarono dicendogli: Come adunque battezzi tu, se non sei il Cristo, nè Elia, nè il profeta? Giovanni rispose loro e disse: Io battezzo nell’acqua; ma v’ha in mezzo a voi uno, che voi non conoscete: questi è quegli che verrà dopo di me, a cui io non son degno di slegare i legaccioli delle scarpe. Queste cose successero a Betania al di là dal Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
S. GIOVANNI, Cap. I.
Pensieri.
S. Giovanni Evangelista dopo d’aver in rapida sintesi — quasi divina — accennato in superba forma dell’origine del Verbo fa immediatamente seguire il brano soprariferito. Non senza una altissima ragione.
Dice del Verbo: dice di sua divinità: si confonde ed è Dio: in lui è la vita: la sua vita è la luce agli uomini. Venuto in contatto colle tenebre, che questa luce doveva illuminare, queste non la compresero. Un uomo — che luce non era — sarebbe venuto a rendere testimonio così a quella luce, che tutti l’avreb-