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374 IL BUON CUORE


stà ideale e coloro che si assoggettano pienamente all’imperio di lei, i Santi, sono, realmente, i contemporanei di Cristo, sono come Stefano e come Pietro, i testimoni di Lui: in ogni ora, in ogni attimo della loro vita, essi possono, senza dubbiezza di viltà, rispondere alla domanda divina: «Tu sei il figlio di Dio».

E contro un’ora sola, contro un attimo solo di oblio, che altro se non la morte? Perchè tutta la vita morale del cristiano è poggiata sulla realtà adamantina di un fatto divino e sulla testimonianza che di esso rendiamo: noi che vedemmo, noi che udimmo: e che non possiamo, no, perdutamente, «non dire».

PER LA PACE FRA I POPOLI


Un Istituto di diritto internazionale cristiano


Nella seconda metà dell’anno decorso si sono manifestati gravi avvenimenti che hanno tolto ad alcuni pacifisti, più sentimentali che osservatori, molte delle loro illusioni. Due fatti principalmente hanno turbato la pace dell’Europa: quello della Germania, che, accusando la Francia di abusare nel Marocco della propria posizione e di oltrepassare i suoi diritti, le ha permesso di usare tutta la libertà di agire mediante un compenso da ricevere, in contraccambio, al Congo; quello dell’Italia, che ha iniziato la guerra per la conquista della Tripolitania e Cirenaica, essendosi la Turchia opposta ad una occupazione militare. Tanto nell’uno come nell’altro caso non si è creduto opportuno ricorrere sia al Tribunale dell’Aia, sia ad una Conferenza internazionale, affidando solo alla forza delle armi il trionfo delle proprie ragioni.

Tutto ciò mostra come gli sforzi ed il tempo consacrati nel passato a ricercare i mezzi per realizzare la giustizia siano stati vani, perchè non si è presa una uguale cura di convincere gli uomini che essi sono tenuti moralmente a realizzarla: non basta precisare ed indicare i mezzi pratici di agire conformemente alle idealità morali, se non si cerca di convincere che è obbligatorio conformarsi ad esse. Queste preliminari osservazioni fa M. Vanderpol, il fervente apostolo Presidente della Lega dei Cattolici Francesi per la pace, il quale rileva, in una sua recente pubblicazione (Un Institut de Droit International Chrétien - Brignais, 1912, pag. 8) che il compito urgente è quello di mostrare che v’è una morale internazionale e che nessuno ha il diritto di sottrarvisi, senza però trascurare lo studio dei mezzi perchè si possa realizzare ciò che questa morale impone.

Già da tempo i rapporti fra le nazioni sono regolati dal diritto del più forte, e dalla ragione di Stato, onde il regime internazionale che ora impera, è l’anarchia, cioè l’assenza di ogni autorità, perchè ciascuna nazione si dichiara sovrana e non riconosce alcuna superiore autorità, e nessuna vuole rinunciare al diritto
di conquista, preferendo di non godere alcuna sicurezza piuttosto che assicurare e garantire la sicurezza degli altri; onde bene a ragione si parla di crisi della moralità internazionale, crisi tanto più grave in quanto essa non deriva dall’inosservanza della moralità ammessa unanimemente, ma dalla mancanza di ogni legge morale, dalla negazione dell’esistenza di una morale internazionale.

Dinanzi a questo stato di cose la Lega dei Cattolici Francesi per la Pace, ha posto come prima parte del suo programma lo studio della morale internazionale cristiana, e per sua iniziativa si sono pubblicati splendidi studi, come quello di M. Vanderpol, sulla dottrina scolastica della guerra, e quelli di mors. Battifol, Chénon, Rolland, Monceaux, Duval, che permettono di studiare le applicazioni della morale cristiana ai diritti internazionali e specialmente al diritto di guerra. diffondendo largamente un più vivo senso di interesse per questi problemi.

A questa prima parte dello studio delle dottrine della Chiesa, se ne è aggiunta un’altra; la diffusione di tali dottrine mediante l’organizzazione di una camagna, che permetterà, col mezzo di conferenze, di articoli su giornali e riviste, e così via, di condurre i cattolici a prendere dinanzi ai conflitti internazionali un’attitudine conforme ai principi cristiani.

Questo il movimento intrapreso sotto la direzione e l’impulso impresso da M. A. Vanderpol, che si augura possa prossimamente divenire universale e tale da ottenere, oltre la benevola attenzione del Pontefice, anche il conforto della Sua parola autorevole che definisca i principi cristiani del diritto delle genti, e dia lumi, e mostri la via da seguire dinanzi al disordine morale, nell’oscurità del quale si agitano oggi le nazioni.

«Ristabilire il diritto delle genti sulla base della morale cristiana» tale è la formula che riassume il programma che Vanderpol ed i suoi numerosi amici intendono attuare.

Nessuno può ignorare però che una questione nuova si pone innanzi all’attenzione di tutti, la questione internazionale. Per essa si rinnovano le incertezze, i dubbi e le ripulse che si sono manifestati in presenza della questione sociale, di cui nessuno voleva riconoscere l’esistenza, o che si pretendeva risolvere col reprimere severamente gli scioperi, o col lasciare che i fenomeni economici si producessero e si sviluppassero liberamente.

Perchè le colpe d’altra volta non abbiano a ripetersi, occorre proclamare e far comprendere ovunque che esiste una morale internazionale, un diritto internazionale cristiano, facendo conoscere come questo diritto disciplina la questione della guerra, e la sua legittimità in certi casi, e comee definisce i diritti dei popoli civilizzati riguardo ai popoli ancora barbari. Finora per morale cristiana si intendevano comunemente i doveri verso Dio, verso sè stessi e verso gli altri; ma verso gli altri presi individualmente, come parte, isolatamente considerati.

«Il principio cristiano non è l’indipendenza, ma l’interdipendenza delle Nazioni».