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Anno XII. 9 Agosto 1913. Num. 32.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Alla Corte di Ludovico il Moro. — Letteratura Coloniale.
Religione. —Vangelo della XIII domenica dopo Pentecoste.
Dall’Italica Gens, Chicago e la sua Colonia Italiana.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.

Educazione ed Istruzione


UNA PAGINA DEL RINASCIMENTO

Alla Corte di Ludovico il Moro



Il volume del Malaguzzi Valeri sulla Corte di Ludovico il Moro, edito ora dall’Hoepli, ci fa sperare ancora una volta che davvero siamo ormai vicini a vedere in tutta la luce l’attività lombarda nella storia nazionale. Il movimento di studii che si produce è serio e valido: e gli editori milanesi lo sorreggono con felice e generosa audacia.

Lo notavamo anche nell’ultimo articolo, per l’arte moderna, a proposito delle pubblicazioni recenti e di quelle prossime degli Alfieri e Lacroix. Lo notiamo ancora oggi, con viva gioia, per l’arte antica.

Certo i casi dell’arte sforzesca e di quella contemporanea sono diversi: ma hanno condotto finora egualmente all’ignoranza di tutt’e due. Malignità di avversarii e concorrenze bottegaie han fatto per questa quanto per quella una frase retorica.

Voi sapete che la Toscana sola ha avuto il battesimo di «culla dell’arte»: e tutte le altre regioni per quanto siano ancora ricche di monumenti eterni, e per quanto feconda di Creazioni artistiche abbiano avuta la vita antica sono tutte casualmente dimenticate e ignorate.

E non importa se di fronte all’architettura pisana e fiorentina c’è una non meno interessante architettura lombarda: e se di fronte alle corti medicee si possono ricordare non minori magnificenze viscontee e sforzesche. Ma il Magnifico è il Magnifico, e lo
Sforza un avventuriero: ma il Sant’Andrea di Vercelli è opera di architetti stranieri; ma Gaudenzio Ferrari s’è educato a Roma sotto Raffaello....

Le leggende stupide e le ignoranze colpevoli se ne vanno però via ad una ad una: e il Marangoni, per quanto sia deputato sindacalista, rivendica con acuto ed energico ragionare nazionalista la schietta italianità del bel Sant’Andrea: e tutti gli studi presenti dell’arte gaudenziana richiudono giustamente nei brevi limiti dell’arte novarese e lombarda, ogni attività del soavissimo nostro cinquecentista. E il Toesca in una superba edizione dell’Hoepli dedica un grosso volume alla pittura e alla miniatura di Lombardia, sicura e nuova dichiarazione di quanto profondamente efficace fu per il rinascimento pittorico l’attività lombarda. E il ’Malaguzzi Valeri documenta ora la magnificenza delle Corti lombarde.

Non c’è bisogno che anche i lombardi costruiscano leggende ingenuamente fantastiche come quella dei maestri comacini. Basta vedere la ricchezza dei documenti che di quest’arte rimangono, per conoscerne la importanza. Se ogni chiesa toscana ha sull’altare una tavola dipinta, ogni chiesa lombarda — sperduta fra le risaie del Novarese o sui monti e nelle valli dell’Ossola e della Sesia e della Brianza o sulle colline dei laghi — ha tutte le pareti frescate da un limpido e vivace quattrocento.

E questa è vita d’arte. Pensate ora alla Corte Ducale: Francesco Sforza ne pone i più saldi fondamenti, e i duchi che gli succedono possono liberare la loro fantasia alle raffinatezze estreme e squisite della gioia dell’arte. La Corte Ducale diviene il centro propulsore di tutta l’attività regionale: i referendarii non fanno più solo rapporti sulle difficoltà politiche o sulle necessità di riparazioni delle rocche, ma riferiscono al Duca i meriti diversi dei pittori provinciali perchè egli possa chiamare a Corte: Bramante deve centuplicare la propria attività per soddisfare la mania edilizia del Moro: Leonardo, avvicinato da tutti nella Corte Ducale, pone su una via nuova tutta la pittura lombarda. Così da Francesco Sforza a Galeazzo Maria, a Ludovico il Moro.

Il Malaguzzi Valeri studia la Corte di Lodovico il Moro: il momento, cioè, di Bramante e di Leonardo.