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380 IL BUON CUORE


Religione


Domenica terza d’Avvento

Testo del Vangelo.

In quel tempo avendo Giovanni udito, nella prigione, le opere di Gesù Cristo, mandò due de’ suoi discepoli a dirgli: Sei tu quegli che sei per venire, ovvero si ha da aspettare un altro? E Gesù rispose loro: Andate e riferite a Giovanni quel che avete udito e veduto. I ciechi veggono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, ì morti risorgono, si annunzia ai poveri il Vangelo, ed è beato chi non prenderà in me motivo di scandalo. Ma quando quelli furono partiti, cominciò. Gesù a parlare di Giovanni alle turbe. Cosa siete voi andati a vedere nel deserto? una canna vbattuta dal vento? Ma pure, che siete voi andati a vedere? Un uomo vestito delicatamente? Ecco che coloro, che vestono delicatamente, stanno ne’ palazzi dei re. Ma pure cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico ib, anche più che profeta. Imperocchè questi è colui, del quale sta scritto: Ecco che io spedisco innanzi a te il mio angelo, il quale preparerà la tua strada davanti a te. In verità io vi dico: Fra i nati di donna non venne al mondo chi sia maggiore di Giovanni Battista; ma quegli che è minore nel regno de’ cieli, è maggiore di lui. Ora dal tempo di Giovanni Battista infin adesso, il regno dei cieli si acquista colla forza, ed è preda di coloro che usana violenza. Imperocchè tutti i profeti e la legge hanno profetato sino a Giovanni: e se voi volete capirla, egli è quell’Elia che doveva venire. Chi ha orecchio da intendere, intenda. (S. MATTEO, Cap. 8. 11).

Pensieri

S. Ambrogio riconosce in Giovanni il tipo della legge naturale e positiva; che fu prenuncia e precedente a Cristo. Ciò pure viene accertato dalla storia. Per vero nell’Esodo la provvida nube e l’ampia distesa, del mare, dove rinasce e fecondasi la vita, dice la grazia del battesimo: nell’Agnello ci viene manifestato il cibo non materiale ma spirituale, cibo allora sconosciuto ed insospettato: nella rupe di Mosè la grazia dei sacramenti nella scaturigine d’acqua perenne ed indefettibile, nel Levitico la remissione dei peccati: il regno dei cieli nei salmi, e la terra di pace, argomento di conforto e speranza in Gesù Salvatore. E tutto si assomma nel testimonio di Giovanni il precursore, il quale — a volta sua — sente l’obbligo ed il bisogno di mandare due dei suoi discepoli ad interrogare Cristo circa lo scopo di sua missione, e la dignità di sua persona. Tutto ciò ben significa che Giovanni — tipo della

legge e perfettibilità umana — manda da Gesù per avere un supplemento di scienza: non ci basta, non può bastare l’uomo a... se stesso: gli è necessaria una seconda, una magiare forza di perfettibilità — come Gesù in confronto di Giovanni — per avere quella pienezza e perfezione di vita che è solamente rappresentata da Cristo. Dunque per quella perfezione ideale, che ognuno sente fremere in sè, nel suo spirito, nelle ardite ascensioni del proprio cuore, è pur vero, non essere sufficiente il valore umano, comunque meglio si manifesti; ma è necessario, indispensabile aggiungere quella forza esterna, estrinseca, che dicesi fede, che dicesi religione. Nè basta ogni o qualunque fede e religione. No.

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No. Come purtroppo — in questi tempi di religiola.frase, che ciò che nismo o moda spiritualistica importa è una religione, e non quella più che l’altra religione, se le contrarie verità potessero avere una realtà contraria nel medesimo.modo e tempo. No, signori. Religione vera; quindi efficace, operatrie,di virtù è quella, che si presenta forte più per testimonio di fatti che non per strane ed eleganti elucubrazioni; quella che si sostiene col testimonio di secoli e secoli in una inesauribilità infinita, e non quelle che godono l’aura d’un mattino e cadono flacide e finite innanzi la sera. Ecco la ragione che induce quei due discepoli a presentarsi a Cristo: vengono a vedere, non a cercare le soddisfazioni della curiosità e del nuovo, ma vengono a cercare la soluzione, le prove, gli argomenti per chiarire il dubbio delle loro anime, certi lati del problema religioso. E di ciò Cristo li chiama beati, cioè si congratula della felicità e beatitudine che avranno dopo che i loro orecchi ed i loro occhi avranno visto ed udito. Oh! i miseri, che nelle gioie del mondo, nel fremito delle passioni, nel tumulto delle mondane feste ci compatiscono, ci compiangono perchè — trascurate le lor danze ed i loro tripudii — noi indaghiamo ed indugiamo nella ricerca del vero, di Cristo. Cos’è il vero? che ci può dare di piacere... Gesù? Così chiederà un giorno Pilato!

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Per contrario: dopo che Cristo ha invitato i discepoli ad osservare quanto loro succede di meraviglioso innanzi al loro sguardo, grida ancor beato chi non si sarà scandolezzato lui. Sembra una stonatura: chi doveva scandolezzarsi di Gesù, dell’opera sua? Chi? Ciò, che non doveva essere, fu e rimane un fatto. Sono i cento, che si mantengono ribelli a Cristo, indifferenti, ribelli, infedeli, peccatori. Sono i cento, che nelle sue opere di bontà e carità leggono un fine... secondo, un fine egoistico, utilitarista, un fine... politico anche.