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Anno XIII. 31 Ottobre 1914. Num. 35.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —La rivincita della fede.
Religione. —VVangeli della I e II domenica dopo la dedicazione. Opera di Assistenza degli Operai Italiani Emigrati in Europa. — Istruzione religiosa nella Parrocchia Prepositurale di S. Fedele.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.

Educazione ed Istruzione


La rivincita della fede


L’insistenza con cui nelle cronache di Francia s’accenna a un risveglio di sensi religiosi e di pratiche di fede non può a meno di apparire sintomatico e di far vibrare in ogni anima cristiana una forte e presaga speranza spirituale.

I giornali ci portano ogni giorno le più eloquenti testimonianze del coraggio eroico alimentato dal pensiero cristiano. Sono vecchi ufficiali superiori che s’inginocchiano dinanzi all’altare prima di brandire la spada del comando; sono piccoli soldati che nell’immagine della Vergine sentono di possedere lo scudo più valido contro il nemico; sono giovani sacerdoti e religiosi di ogni ordine che corrono all’assalto con lo stesso entusiasmo con cui si appressavano agli altari di Dio. Leggendo certe lettere portate dai campi sanguinosi dei Vosgi, ci ritornano istintivamente alla memoria quelle che ci giungevano a centinaia dai campi trincerati della Libia: lettere semplici e rudi, ma profonde e sublimi a un tempo per la retta e coraggiosa concezione che le informava, del dovere cristiano.

La terribile guerra ha non solo affratellato tutte le classi del popolo in uno slancio concorde: ma ha pure ridestato nei cuori quell’antica fede che vi giaceva, soffocata in molti, addormentata nei più.

A questo risveglio ha contribuito sopratutto il servizio militare degli ecclesiastici, il ritorno dei religiosi e delle suore tra le file dolenti dei feriti, nelle corsie degli ospedali da campo.

Migliaia di esuli, uomini e donne, cacciati bru-

talmente dal suolo francese per un preteso delitto di pensiero: quello, cioè, di volersi conservare fedeli alle tradizioni cristiane della patria, attuando tale pensiero nella pratica di una vita in comune, di sacrificio e di virtù: al primo squillo, senza essere invocati senza pur chiedersi se il proprio sacrificio potesse riuscire utile ai loro persecutori, sono accorsi unanimi sul campo di battaglia, col fucile in pugno e col segno confortatore e benefico della croce purpurea aggiunta al candido soggolo. Vinca o perda la Francia nella gigantesca tenzone, nessuno potrà mai cancellare dalla sua storia la pagina gloriosa scrittavi dall’anima cristiana: nessuno potrà mai dimenticare il magnifico spettacolo di fede e di eroica abnegazione dato in questa circostanza da un popolo che si riteneva spento per sempre ad ogni idealità cristiana.

Allermands! Venez, venez voir nos moines, nos pretres à la porte de nos bureaux de recrutement ces moines et ces pretres que nous avons chassès....». Così, nell’Homme libre, gridava, in un impeto di sincero entusiasmo, fin dall’agosto scorso, Clèmenceau.

Ed è così che gli oppressori, sino ad ieri, del pensiero religioso in Francia hanno dovuto confessare la loro sconfitta, dinanzi all’esempio magnifico e magnanimo dato dalle loro vittime nell’adempimento del più grave dei doveri cittadini.

Nessuna risposta più fiera e più bella poteva essere lanciata a quelle leggi di proscrizione che hanno sconvolta da due lustri la Francia. La massoneria francese e l’anticlericalismo giacobino sono condannati alla più umiliante delle pene: a quella di trovarsi abbracciati dal perdono delle vittime e di veder trionfare nel momento del pericolo quei principii che hanno tèntato di esiliare dalla patria. Questa umiliazione non è meno profonda di quella subita giorni or sono quando, essendo insorti, in nome dell’arte e della civiltà, a protestare contro la devastazione di Reims, si potè obbiettar loro che i cannoni tedeschi non avevano fatto forse di peggio di quanto avevano perpetrato le stesse leggi francesi col lasciare in abbandono e in balia degli elementi demolitori tutta l’arte cristiana francese, in nome del libero pensiero!

Se la storia ha la sua filosofia, speriamo che