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il buon cuore 344

ricordano, e mormorano tra loro, sommesso sommesso, quasi per paura del nemico barbaro, le glorie civili e religiose della loro Città, della loro Cattedrale, alle quali esse presero parte, celebrandole con la loro voce possente, vibrante dall’alto, accolta nel cuore d’ogni cittadino. Era, allora, l’anima stessa della Città, della Cattedrale magnifica, che parlava con la loro propria voce! E rispondeva ogni eco nell’esultanza; e dovunque e da tutto, dagli uomini e dalle cose, voci si levavano e cantavano con la loro voce solenne, armoniosa che dall’alto della Torre Campanaria di Reims si diffondeva nel ’cielo, su la terra di Francia! giù dalla polvere, tra i rottami, le campane della gotica Cattedrale, a cui guardarono ammirate le generazioni trascorse, stupite nella contemplazione di. tanta bellezza, ammaliate nella misteriosità delle arcate svelte e profonde, affascinate nelle iridescenze mistiche delle vetriate, le campane gemono e plorano adesso colpite al cuore, quasi direi, dal gioioso cantico di pace che si eleva ora sul mondo in.questi giorni del Natale. Ahimè! lb cantano gli Angioli, passando a volo su questo piccolo nostro Pianeta, su questa «aiuola che ci fa tanto feroci» per il furore d’odio reciproco, la smania diabolica 4i conquista e di sterminio, ma uomini non rispondono all’angelico inno, all’invito angelico, chè anzi trascinati inconsapevOli a dar morte e a morire, rispondono: guerra, stragi, carneficine, macello!.2. l’orrendo macello di vittime umane si coniPie proprio in questi giorni quando le campane di tutte le chiese cristiane ancora superstiti, nella demoniaca lotta, cantano: Pace! Che importava se, invocato da una grande mite hanno voluta la spaventevole guerra a3>essero accordato un giorno di tregua al fratricidio di popoli cristiani? Non sarebbe, stata che una ipocrisia di più, per tornare il giorno dopo con più accanimento, allo strazio di corpi, ad inesprimibili agonie di anime, a barbarie inaudite, alla distruzione d’ogni fiore di bellezza d’arte, a bombardamenti, sfracellamenti di chiese dove il giorno di Natale, il Principe della. Pace, grazioso Pargoletto, era sceso, e con le protese manine aveva invocato pace Egli stesso invano purtroppo! dalle belve umane scatenate!

Ma neppur questo si è voluto concedere al Dio della Pace. Oh che grande, immenso rimpianto mi arriva da ogni paese di guerra! E son tutti paesi cristiani, sia pure di confessione religiosa diversa; e tutti hanno le loro chiese, i loro campanili, le loro campane: su tutti, anche se non nel medesimo giorno, la dolce Festività doveva portare la sua candida luce, il suo sorriso, gli inni suoi letizianti da ripetersi nel tepore delle stanze domestiche accanto all’Albero, davanti al Presepio, o nelle chiese sotto lo splendore dei lampadari accesi, tra i profumi d’incenso che salgond a spire opaline, tra le armonie dell’organo che canta: Gloria a Dio nel più alto de’ Cieli, e pace in Terra agli uomini di buona volontà! E da ogni chiesa, o eretta tuttora o devastata ormai, dalle splendide sacre Basiliche secolari come dalle più recenti modeste chiesette, mi vengono gemiti e rimpianti su tutto un passato cosi bello e caro. Ma gemono le chiese di Francia: Ci volevano abbattute, distrutte perchè con la nostra mistica ombra offuscavamo l’osceno tripudiare nelle piazze; ci volevano profanate riducendoci a sale d’immondi spettacoli, ed ecco, ora, le inutili querimonie su le nostre sventure, su lo sperpero, la rovina dei tesori d’arte e di memorie che racchiudevamo nel nostro recinto sacro! Ma noi gemiamo, perdoniamo, e supplichiamo a Dio per gli odiatori nostri! E dicono le campane, Ie grandi campane storiche e le povere campanelle dei villaggi, con voci tremule, angosciate, che misteriosamente passano sopra la terra insanguinata della Francia, e s’incontrano arcanamente per lamentarsi insieme: Sorelle, o sorelle, nella gioia una volta, e adesso nella sventura, col nostro allegro e solenne scampanio, noi li disturbavamo questi signori della Banca, delle industrie, dei commerci, questi eroi dell’affarismo, nel fare i conti delle loro rendite, nel pesare i frutti delle loro losche speculazioni; i nostri suoni lanciati a pieno nell’aria guastavano il filo ai loro intrighi politici, i nostri pii e talora tristi richiami alla tomba, alla morte, li immalinconivano in mezzo alle loro orgie domestiche, e ci volevano mute per sempre, ci volevano giù per sempre dalle nostre aeree dimore; oh, sorelle, gemiamo su la sorte nostra, su quella dei cattivi, perdoniamo e stipplichiamo a Dio per gli odiatori nostri!

GIBSON CHARLES B.

Idee Scientifiche d’oggi sulla natura della materia, dell’elettricità, della luce, del calore, ecc. ecc. alla portata di tutti

Traduzione di LEOPOLDO JUNG,

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