Pagina:Il buon cuore - Anno XIV, n. 12 - 20 marzo 1915.pdf/5

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’IL BUON CUORE un cadavere, da consegnarsi il più presto alla tomba! Per spegnere ancor più radicalmente le ultime sembianze nel pensiero ripugnante si è trovato la cremazione! y •4."’ La malattia, la morte, arrivano anche nelle case ove è viva la fede di Cristo. La religione, seriamente sentita e praticata, agisce già in precedenza come antidoto contro la malattia coll’inipedire, tenendo lontano dai vizi, molte delle cause che la producono e la anticipano. Uccide più geiite la gola che la spada, dice il proverbio. Entrate negli ospedali, in certi ospedali; quanta gioventù precocemente colpita dalla malattia e dalla morte! Sono le vittime strappate violentemente alla vita dal vizio. La sobrietà nel vitto e nei piaceri è il primo antidoto contro le malattie e la morte. La sanità, ha detto Bossuet, più che nelle medicine sta nella misurata astinenza. Benedetto XIV volle diminuire le soverchie astinenze dei Certosini, che sembravano un attentato alla salute: i Certosini pregarono il papa a desistere dal suo proposito, e per prova che le astinenze non compromettevano la loro salute, gli mandarono una commissione di alcuni membri del loro Ordine: erano dieci religiosi, di aspetto vegeto e robusto: passavano tutti gli ottanta anni! Malgrado tutte le cautele, la malattia, la morte, arrivano. Nella dolorosa circostanza quali conforti ci appresta la religione di Cristo? Non ci vieta lo sfogo delle lagrime, non ci inibisce nessuna ’delle industrie che l’arte salutare può suggerire; ma quando ogni aiuto terreno vien meno, essa ci viene innanzi cogli aiuti celesti. Son le preghiere a Dio, alla Madonna, ai Santi; son tutti gli altri mezzi che la pietà individuale può suggerire,,l’applicazione, per esempio, delle sante reliquie: la donna del Vangelo guarì dal suo male solo col toccare il lembo della veste di Cristo: nella vita di S. Francesco di Sales si legge che fosse liberato da grave malattia colla applicazione delle reliquie. di S. Carlo. Ma la morte si avvicina, arriva anche alle persone credenti e buone. Nòn possono più nulla gli uomini? E’ allora che arriva Cristo. Il Viatico portato a un moribondo di notte, in una valle alpestre, fra lo scendere della neve e il soffiar dei venti, è quadro sì commovente e poetico, che l’arte più di una volta lo ha preso per soggetto delle sue ideali composizioni L’anima non può andare a Cristo; è Cristo che viene all’anima. E’ questa la gioia più grande che un’anima credente possa mai provare. E quando il male precipita, Cristo non ha ancor finito i suoi conforti: un Sacramento egli ha istituito appositamente come sollievo in quegli ultimi istanti. Molte volte l’Estrema Unzione agisce come ridono della salute. Ma se non sempre solleva il corpo, sempre sollvea l’anima; essa toglie le ultime reliquie del peccato; richiama l’anima alla speranza, e accresce i meriti pel. Perchè, o fratelli, vi lasciate vincere da quel fallace pregiudizio di ritardare i Sacramenti ai vostri cari, per tema che il loro annuncio li sgomenti e li uccida? Il Sacerdote chiamato alla visita di un am 9A

malato, no, non porta la morte, ma il confortò, la speranza! Quante volte io ho constatato che lo spavento era in chi era vivo, non in quelli che si avvicinavano alla morte! Quante volte gli ultimi Sacramenti hanno ridonato, se non la salute, la fede, e colla fede la speranza, la pace ad un’anima da anni e da anni digiuna dei pensieri e delle pratiche religiose! E voi credete carità il ritardare questi conforti ai vostri cari? aspetterete a chiamare il sacerdote quando, pur, accorrendo sollecito, arrivando si troverà dinnanzi ad un incosciente, e forse ad un cadavere? Questo differire, è la sottrazione crudele di un dolce.conforto per lui, è il procurare un grave rimorso per voi! Come è bello, nella comunione di un solo pensiero di fede, di chi assiste e di chi muore, ripetere le preghiere della Chiesa, le preghiere del perdono e della speranza! E’ spesso nella recita sommessa di queste preghiere, che si mormora la parola: è morto! No, dice il Sacerdote, non è morto, è andato in cielo! La candela benedetta è accesa al fianco del caro estinto: la natura è morta, la fede è viva; l’uomo è morto, ma accanto a quell’uomo veglia Dio: si può dire di tutti, anche dell’ultimo dei mortali, quanto il poeta disse del grande convertito di S. Elena: Quel Dio che atterra e suscita Che affanna e che consola Sulla deserta coltrice Accanto a lui posò!

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Colla morte i benefici di Cristo non sono finiti pei nostri cari e per noi. No; sotto altre forme si può dire che cominciano più confortanti, più grandi. Quando alcuno morì senza un pensiero di fede, a chi rimane senza un pensiero di fede, quanto opprimente è il solo richiamo del pensiero della morte avvenuta! Non si vuol più sentire parlare del morto; è educazione il tacerne; quel pensiero non è che un crudele rinnovare il dolore, senza il barlume di nessuna speranza, senza il balsamo di nessun conforto! Terribile, inevitabile castigo di chi non crede, di chi nei momenti estremi della vita dei propri cari non ha chiesto il conforto della religione: «Religion senza la cui presenza Troppo a mirarsi è orribile una tomba!» Chi invece morì colla fede ha mutato la vita passeggiera, colla vita che non ha più termine: se egli è trattenuto per un periodo di tempo più o meno lungo in un luogo di espiazione, l’amor di Dio, colla sua grazia, è però nell’anima sua, e quell’amore è gioia, quell’amore è unito alla più cara delle speranze. Non pensa più egli a vòi? Egli pensa a voi, egli vi ama, egli prega per voi; se non può meritare per se, può intercedere per voi. Il ricco Epulone ha potuto pregare nell’inferno Abramo perchè avvertisse i suoi fratelli di non imitarlo, non potranno i vostri cari pensare a voi, pregare per voi, trovandosi nel Purgatorio, nell’unione e nell’amor di Dio? E se già fossero saliti al cielo? se già fossero nel numero dei