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IL BUON CUORE

santi? Oh, il bene che possono fare a voi nel cielo è ben più grande di quello che vi hanno fatto, di quel:lo che avrebbero potuto fare rimanendo sulla terra! Non è più solo per voi la protezione, l’amore di un fratello, di uno sposo, di una madre; è la protezione, è l’amore di un santo! E; voi, alla vostra volta, potete far molto per essi. Se i vostri cari sono nel Purgatorio, voi potete pregare pel loro sollievo: la vostra preghiera, le vostre opere buone applicate col merito a loro suffragio, sono per esse il bene maggiore desiderato e possibile: è il modo di alleviare le loro pene, di terminare le loro pene, è il modo di affrettare ad esse il supremo dei beni, il possesso nel cielo. Vi sembrano troppo scarsi i meriti delle vostre preghiere,delle vostre opere buone? E Cristo viene un’altra volta in vostro aiuto: Cristo permette che voi prendiate dall’altare il suo sacrificio, e applichiate i suoi meriti infiniti a loro suffragio. Qual pensiero consolante! Nel soccorrere i vostri cari voi avete a vostra disposizione gli stessi meriti di Dio! O santa corrispondenza di preghiera e di affetti che la grande verità della Comunione dei Santi ci permette e ci assicura di avere, per cui noi ci intratteniamo con quelli che son partiti, e quelli che son partiti si intrattengono con noi! Ma è proprio certa la corrispondenza nostra con quelli che son partiti? Il romanziere può rispondere con parole ambigite; la nostra fede risponde risolutamente nel modo più aff ermativo. Alberto era per me la luce che coloriva tutto. Con lui non ho io trovato forse dell’incanto in ciò che per lo innanzi mi annoiava od aveva per me insormontabili difficoltà? O mio Dio, non separa,,quelli che tu hai unito! Ricordati, o mio Dio, e perdona’ al mio ardire; ricordati che noi ci ricordammo sempre di te quando si obliava tutto il resto; ricordati che non vi fu un solo biglietto d’amore scritto tra noi nel quale non fosse il tuo nome, e nel quale non si chiamasse la tua benedizione; ricordati quando, pregavamo insieme, ricordati che noi abbiamo sempre voluto che il nostro amore fosse eterno. Alberto, puoi tu essere nella felicità e non importunare Dio di preghiere perchè mi chiami a farne parte?» E’ questo il grido di un’anima affettuosa e credente, confidato/ad un libro che or sono molti anni ha scosso colle sue delicate e sublimi espansioni le ’anime cattoliche, il libro che aveva per-titolo, il Recit d’une soeur; è un grido ardente perchè è un grido vero. è un grido che può essere di tutti perchè è il grido della fede di tutti.

La certezza di quésti benefici di Cristo volete voi averla non più colle mie parole, ma colle sue parole; ben più ancora, coi suoi fatti; fatti non isolati, ma raccolti, attuati in un fatto solo? Io mi ritiro e taccio; si avanzi, parli e operi Dio. Leggete, tornate a rileggere il racconto evangelico posto in principio di questa spiegazione, leggete la risurrezione di Lazzaro.

Io mi limito.a ricordare un periodo solo, è il periodo classico dell’affermazione dell’immortalità nella morte. Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, ancorchè fosse morto, vive; e chi vive e crede in me non morirà in eterno. Nel fatto della risurrezione di Lazzaro brillatrionfante la grande verità delle consolazioni che Cristo tiene in serbo nelle malattie o nella morte dei nostri cari. Quelle consolazioni non sono fittizie, non sono incerte; chi ce le dà, ce le può dare, perchè, accompagnando il’dono col miracolo, mescola alle lagrime dell’uomo l’affermazione, la prova di essere Dio. Nessun ostacolo può opporsi all’esercizio della sua onnipotenza, della sua bontà. Consoliamoci non soltanto per chi è partito: consoliamoci anche per noi; quello che avvenne ad essi, avverrà pure a noi: la parola di Cristo: io sono la resurrezione e la vita, è parola che abbraccia tutti i tempi, che abbraccia l’umanità. Tutti moriremo: che importa! Stiamo con Cristo,• e Cristo sarà sempre con noi. Paolo, vieni e conferma un’altra volta colla tua parola la parola del maestro: Consolamini invicem in verbis istis: semper cum Domino erimus. Nel Signor chi si confida Col Signor risorgerà. L. V

La visita e la benedizione del Papa Abbiamo già annunciato che il nostro direttore ha avuto l’onore di essere ricevuto in privata udienza dal S. Padre, e di aver chiesto e ottenuto di dare in suo nome la benedizione nell’Oratorio dell’Istituto dei Ciechi agli allievi ed alle allieve dell’Istituto, alle persone addette, e a molte persone ben feattrici. La divota cerimonia ebbe luogo il giorno i i corrente, alle ore io, nell’Oratorio dell’Istituto dei Ciechi, alla presenza di tutta-la Comunità, e delle persone addette. Un invito speciale era stato indirizzato a tutte le signore Capi gruppo dell’Asilo Infantile, con facoltà di invitare anche le signore aderenti. Monsignor Luigi Vitali, ora Rettore onorario e consulente nell’Istituto, celebrò la.Messa, che venne accompagnata da alcuni pezzi di musica vocale e istrumentale, seguita poi dalla benedizione del SS. Sacramento. Appena finita la Messa, Monsignore dall’altare rivolse al numeroso uditorio alcune parole, che qui riportiamo.: «Sono stato dal Papa: gli ho chiesto la benedizione per me, per gli allievi e le allieve, per le persone addette all’Istituto, e per le persone che in qualche modo sono benefattrici dell’Istituto. Sono qui a darvela. Per quale motivo sono andato a Roma? Il motivo di vedere il Papa nuovo, di presentargli i miei omaggi, ai chiedergli la benedizione per me, per gli altri, basterebbe a spiegare la mia andata. Due sentimenti hanno sempre dominato la mia vita, l’amore della religione, l’amore della patria. Es