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138 IL BUON CUORE


gendovi l’esercizio costante nello scrivere, facendo delle pause dopo ciascuna sillaba, oppure dopo ciascuna parola, e, nei casi più gravi, magari dopo ciascuna lettera. Queste pause durante la scrittura costituiscono una eccellente cura preventiva. Nei casi poi che risultano ribelli ad ogni cura e nei quali il crampo si manifesta appena la mano tocca il portapenna, riesce spesso di rimediare a questo doloroso inconveniente ricorrendo ad un apparecchio in cui il portapenne, assicurato per mezzo di un supporto fra il dito indice e il medio, viene a trovarsi al disopra di queste due dita, sicchè l’individuo può scrivere col pugno chiuso, e nel muovere la penna non entrano in azione i muscoli che di solito si adoperano per tale atto. Un rimedio di altro genere contro il fenomeno proveniente dall’eccesso di fatica nello scrivere si ha nella sempre maggior diffusione e popolarizzazione delle macchine da scrivere, specialmente di quelle nelle quali la scrittura è leggibile mentre le dita si muovono sulla tastiera; anche la stenografia costituisce un eccellente preventivo contro i disturbi nervosi prodotti dalla scrivere in gran fretta; e finalmente conviene insistere sulla necessità di diffondere nelle scuole l’uso della scrittura razionale, quale sarebbe la scrittura verticale, in cui lo sforzo generale e quello della mano in particolare, è molto minore di quello che si richiede per la scrittura pendente. I fenomeni di eccesso di fatica nel suonare sono dovuti molto spesso’, non tanto alla lunga durata (li tale esercizio, quanto al fatto che i compositori richiedono troppo di frequente dalle mani umane una capacità superiore alla ordinaria. Per questo rispetto si può dire che molti compositori contemporanei procedono addirittura in modo inumano, imponendo alle dita sforzi e contorcimenti incredibili. Da questo punto di vista i suonatori di violino si trovano in condizioni molto migliori dei suonatori (li pianoforte. Il violinista può almeno disporre di uno strumento la cui grandezza varia corrispendentemente all’età dell’individuo, e solo un po’ alla volta da un violino più piccolo passa ad uno più grande quando con l’esercizio metodico e graduale le dita si fanno più agili e crescono in lunghezza. Come è noto, le dita che più hanno da lavorare nel suonare il violino e precisamente ìl pollice, l’indice ed il medio della mano sinistra, crescono, coll’esercizio, di uno o due centimetri. Diversamente stanno le cose in quanto si riferisce al pianoforte. Qui accade di vedere delle bambine di tenera età costrette al supplizio di suonare per sette od otto ore del giorno su di un pianoforte dalla tastiera per loro troppo grande. Un altro inconveniente è dovuto ai compositori, i quali impongono a coloro che eseguiscono certi loro pezzi, degli sforzi che eccedono quella che si nuò chiamare la potenzialità fisiologica della mano.

Vi sono delle composizioni di Liszt, di Rubinstein e di Schubert, le quali presentano difficoltà tecniche così terribili che non di rado degli individui, i quali avevano una vera disposizione per la musica, vi hanno rinunciato con loro grandissimo dolore, perchè si trovavano nella assoluta impossibilità di eseguire quelle suonate. Purtroppo, i compositori non accennano a.correggersi, anzi: sembra facciano a gara ad aumentare queste difficoltà. In compenso la tecnica della costruzione dei pianoforti si viene perfezionando e viene diventando sempre più razionale, e già sono in commercio dei pianoforti per bambini, con tastiera piccola. Vi sono anche dei pianoforti appositi per i lunghi e non divertenti esercizi delle varie scale: in questi istrumenti ogni tasto, invece di dare un suono come il solito, produce soltanto un lieve rumore. Quest:ultima novità richiama l’attenzione sui rguardi che i compositori di pezzi musicali dovrebbero avere anche per il pubblico-degli uditori. Bisognerebbe cioè. che i compositori si -persuadessero della opportunità di non stancare soverchiamente il pubblico con composizioni troppo lunghe, troppo difficili e troppo rumorose, poiché naturale conseguenza.di siffatte esecuzioni è una ipereccitazione del sistema nervoso, la quale (la principio influisce soltanto alla periferia, ma a lungo andare arriva anche al sistema nervoso centrale, producendovi disturbi e sconcerti. E’ vero che in molti casi l’effetto dannoso di questa ipereccitazione viene attenuato dal fatto che l’attenzione dell’uditore finisce con lo stancarsi sicchè egli non afferra tutte le particolarità della musica che viene cseguita e il contatto fa esecutori e uditore viene in certo modo interrotto o per lo meno rilassato. Anche quando questo si avveri, le composizioni musicali troppo lunghe, invece di procurare agli uditimento di piacere, li stancano non solo, ma inducono riei loro animi ’un certo sentimento di malinconia il quale viene aumentato dalla compassione che si prova nell’assistere al difficile e prolungato sforzo cui è costretto l’individuo che suona.

Un raggio di sole sociale

Vi sono i raggi di sole della natura; vi sono i raggi di sole della società. Io chiamo un raggio sociale la solenne commemorazione del Ven. D. Giovanni Bosco, fattasi domenica, 18 aprile, nel vasto salone dell’Istituto dei Ciechi in Milano. Non so precisare il numero dei convenuti, ma credo di non esagerare col dire che fossero più di mille: era piena la platea, pieno il palcoscenico, pieno il balcone dell’organo, piena la tribuna riservata alla Comunità dell’Istituto, pieno l’atrio che per tre porte dà accesso al salone; e, se non pieno, molto affollato anche il piazzale dinnanzi al fabbricato dell’Istituto, col Corpo musicale, che sa