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Anno XIV. 9 Ottobre 1915. Num. 41.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —I Cungusi della Manciuria. — L’arte di domani.
Religione. —Vangeli della I e II domenica d’ottobre.

I bomb, coll’acid prussich! (Poesia). — Medaglia d’Oro dedicata e offerta a

S. M. il Re d’Italia dalla Lega Franco-Italiana. — L’Italica Gens.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.


Educazione ed Istruzione


I Cungusi della Manciuria


I Cungusi, il cui nome in cinese significa «briganti» sono celebri per l’audacia con cui ogni giorno commettono numerosi misfatti; essi hanno dappertutto delle spie che li informano quando c’è qualche buon colpo da tentare, e molte sono le leggende che intorno ad essi circolano in tutto l’estremo Oriente. Eppure per molto tempo questi briganti che spadroneggiano nella Manciuria, hanno diviso il loro nome coi pacifici cercatori d’oro, il cui unico delitto era quello di esercitare questa industria per proprio conto invece di riservarne i beneficii al governo cinese.

I briganti ed i minatori vivevano separati e si fusero solo dopo che una spedizione cinese distrusse i cercatori d’oro.

Solo verso la metà del secolo XIX la corte di Pechino cominciò a occuparsi dei ricchi terreni auriferi della Manciuria Settentrionale. Questa regione dal clima rigidissimo era ancora sconosciuta ai cinesi stessi, quando dei mercanti mancesi portarono in Cina delle pepite d’oro, qualcuna delle quali valeva fino a 10.000 franchi. Allora il governo interrogò i viaggiatori e li costrinse a indicare i luoghi ove l’oro si trovava così abbondante e subito, risoluto a riserbarsi il prodotto di quei terreni, minacciò i cercatori indigeni con le pene più severe se essi avessero continuato a raccogliere il prezioso metallo, e mandò esso stesso per proprio conto dei minatori nella Manciuria.

Senonchè i mandarini, ai quali la Corte di Pechino aveva affidato l’incarico di organizzare il lavoro, non riuscirono ad assicurare un servizio regolare di viveri

e così gli operai che dovevano già soffrire del clima glacible di quella regione, furono decimati da terribili carestie, molti di essi fuggirono nelle vicine foreste e furono questi i primi Cungusi.

La loro vita era tutt’altro che lieta: oltre alle difficoltà contro le quali dovevano lottare per la mancanza di viveri e di vestimenti, dovevano difendersi contro gli ostacoli delle belve feroci, specialmente delle tigri che in quel paese sono assai abbondanti.

Intanto il numero dei Cungusi, aumentava rapidamente perchè i minatori che il governo mandava nelle regioni aurifere, disertavano in grande quantità, e ben presto su quelle montagne si ebbero migliaia di individui che si raggrupparono secondo le loro affinità. Avevano scoperto in mezzo ai boschi dei terreni auriferi e s’erano messi a lavorarli per proprio conto; dei negozianti vennero a sapere che quei disertori avevano dell’oro in abbondanza e sfidando i pericoli ai quali si esponevano commerciando con uomini fuori della legge, si misero con essi in relazione segreta e in cambio del metallo che ne ricevevano fornivano loro viveri, vestiti, utensili.

Allora l’esistenza di quei disgraziati diventò più sopportabile; e appena cessarono di soffrire la fame, pensarono a organizzarsi e a formare delle associazioni adatte alle condizioni di vita che venivano loro imposte dal paese e dalle circostanze. Scelsero come loro capi alcuni mandarini, che, caduti in disgrazia, erano stati relegati nella Manciuria settentrionale, e di là erano evasi cercando un rifugio in mezzo ai Cungusi; e questi mandarini s’incaricarono di stabilire le regole delle associazioni, senza le quali i Cinesi non sanno vivere. Crearono così delle federazioni i cui capi erano incaricati di provvedere alla comunità tutto ciò che era necessario alla vita: e la più conosciuta di quelle federazioni è la piccola repubblica che sorse a poca distanza dal confine russo, sulle rive della Cetuga, affluente dell’Amur, e che rappresenta forse il più curioso esperimento di collettivismo che sia stato mai tentato.

I suoi membri avevano tutto in comune, così i mezzi di produzione, come i prodotti del lavoro, e nessuno aveva il diritto di possedere qualche cosa di suo. Il lavoro dei membri della comunità era retribuito con