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348 IL BUON CUORE


modo, la forma mordente, è l’aver fatto l’osservazione in faccia agli altri... Ma anche a Giovanni l’osservazione venne fatta in modo duro, venne fatta dinnanzi ad altri.... e Giovanni rispose con parole di pace! Quale la ragione di questa diversità di contegno tra Giovanni e noi? Una- sola: Giovanni era umile, e noi....

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Un ultimo carattere dell’umiltà ci insegna Giovanni, un carattere squisito, gentile, spassionato, generoso, carissimo a riscontrarsi in quelli che l’hanno. Non è l’umiltà di non esaltare noi, che è già un grande atto di virtù; è l’umiltà di esaltare gli altri, riconoscendo negli altri i meriti che hanno, anche se questo riconoscimento, tornasse, nel confronto, una diminuzione dei meriti nostri; è l’umiltà del parlar bene degli altri, e di mettere noi al disotto degli altri. Che bella umiltà, ma quanto rara, quanto difficile! E’ l’umiltà che ebbe Giovanni. Non solo disse: io non sono nè Elia, nè un profeta; io battezzo solo nell’acqua. Disse: c’è chi è da più di me; è in mezzo di voi e voi non lo conoscete; egli verrà dopo di me; io non sono degno neanche di sciogliere i legami delle sue scarpe. Caro Giovanni, come sono belle queste parole! come tradiscono un animo nobile, gentile, generoso, giusto, una dispozione abituale a riconoscere il merito dove esiste, un timore di lasciarsi indurre a coprirlo, a tacerlo, una gioia di vederlo presente, di farlo conoscere agli altri, di esaltarlo! E’ un’umiltà fatta di giustizia e di carità, di verità e di amore. E’ l’umiltà che abbiamo noi? Noi non cerchiamo mai di abbassare, ma anzi di innalzare nei nostri discorsi coloro che si fanno forse da emuli, e che, innalzandosi, sembra che facciano andare al disotto noi? Noi non cerchiamo anzi di abbassarli più che possiamo? Per abbattere gli emuli, emuli spesse volte creati più dalla • nostra morbosa ambizione, che dalla realtà, non v’è osservazione che non si faccia, non v’è pretesto che non si giudichi buono. Si sta sempre in agguato come per cogliere una preda, e a proposito e a sproposito si vuol pur dire qualche cosa contro quel tale che si mette di fronte ’a noi e accenna a volerci sorpassare, se non per volontà, per superiorità di meriti! Si dice che l’umiltà è il fondamento della virtù cristiana. Quanto è vera questa frase! A provarlo basterebbe un solo riflesso: l’umiltà e la virtù che Cristo ha ricordato come praticata da sè in esempio da presentarsi e da imitarsi dagli altri: imparate da me che sono mite ed umile di cuore. Giovanni fu un riflesso anticipato di questa virtù. Quanti altri, nel seguito dei secoli, nella storia dei Santi, furono il riflesso fedele posticipato dell’umiltà di Cristo! Essere umili è il più bello degli auguri che io possa fare a me e a voi. Essere umili è il più bello degli auguri che io possa

più grandi nell’acquisto e nel possesso della virtù, ed essere sempre piccoli nell’affermare questo possesso della virtù, e specialmente nel non pretendere che lo riconoscano e lo affermino gli altri. L. V.

La chiesetta di montagna

Guerra delle nazioni Torvo consiglio le ree menti occupa: L’odio martella in core degli umani, Cupa è l’ora presente; assai più cupa E’ l’ora di domani. A sereni orizzonti, a dolci aurore, A giornata che l’anima consola, Tutti invita alla pace ed all’amore Divina una parola.

O Chiesetta sui vertici locata D’aprico monte, fra il silenzio grande, Tal parola da te sorge, o beata, E d’intorno si spande. Tu sei l’amica che lo spirto anelo Chiami alla pace dall’atroce guerra: Tu dalla terra l’uomo adducci al cielo, Tu porti il cielo in Terra. L. VITALI.

Libriccino confortatore

in tempo di guerra

(Continuaz. vedi num. 49).

Il Santo Sacramento ci comunica il Divino- Amore più che non sappia ogni altra cosa. Se il Crocefisso è l’immagine dell’Amore, l’Eucaristia ne è l’incorporazione e la perpetua manifestazione. Una fede vive nella reale presenza di Nostro Signore nel Santo Sacramento rende impossibile di disperare o dubitare dell’amore di Dio per noi. Innanzi all’Altare noi possiamo pregare con la più grande confidenza, non solo per noi e i nostri cari, ma per le anime dei morenti e dei trapassati e per tutti che patiscono perdite e spogliazioni in guerra. La presenza di Gesù sull’Altare e il dono del suo Corpo in nostro cibo, sono pegni sicuri che ci saranno elargiti anche i doni minori se giudicati vantaggiosi per noi. Di più il dono Eucaristico comprende il sacrificio della Messa in cui è ripetuto il sacrificio del Calvario e perfettamente fino Alla fine del mondo; e con questo sacrificio i Cattolici sono in grado di ottenere rilevante riduzione delle paurose calamità della guerra. E’ perfino consolante che nel continente europeo, il teatro della crudele guerra attuale, ci sono innumerevoli chiese cattoliche in cui dimora Nostro Signore per impartire conforto e pietà