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IL BUON CUORE 363


sappiamo esserlo per noi, pei nostri cari in guerra: facciamo si che questo Natale diventi segnacolo di nuova vita spirituale in noi e intorno a noi - che qualcosa resti a monito futuro, a conforto di chi soffre, di chi piange e spera. Diamo amore e amore, a tutti, amici e nemici e ricordiamo col poeta che, malgrado lo strazio e le ansie presenti, malgrado l’orrore che ci circonda noi dobbiamo sperare nella vittoria del bene: poichè:

V’è luce che brilla anche ne l’ombre: che se annotta, consola e lieti al giorno riconduce: E vien da Betlem, da la santa Grotta!» CAROLA COGGIOLA. Dicembre, 1915. N. B. — I versi citati in questo articolo sono stralciati da una magnifica raccolta di liriche: «La Vittoria del Bene», del Romito di Monte Vibiano, che ha pure una bella prefazione del prof. A. Ferraris. L’eminente scrittore scrisse a scopo di bene: il suo volume si rilascia pure, pro soldati, inviando lana per L. 2,50, prezzo del libro, al prof. A. Ferraris, Garessio 4Cuneo). E’ un’opera buona, e serve benissimo di strenna gentile e gradita. Essa procura inoltre all’anima un vero senso di pace e di cristiana serenità, mentre è per lo spirito uno squisito godimento intellettuale.

Un sonetto a rime obbligate.

Nell’antica Pieve di Agliate. in Brianza, fin dal Marzo 1693, venne istituito un pio Consorzio di venti parroci, sotto gli auspici della Madonna del Rosario, per celebrare, ogni biennio, in una delle parocchie per turno, un ufficio funebre con Messa, in suffragio dei defunti confratelli, come nel frattempo, venendo a mancare qualcuno, si celebra la trigesima alla parrocchia del defunto parroco. A tale consorzio apartennero distintissimi sacerdoti, che passarono poi a più alti posti: si ricordano S. Ecc. Mons. Giovanni Corti, Vescovo di Mantova, già Prevostp di Besana; Mons. Gamberoni, ora Vescovo di Chiavari, già Prevosto di Carate Brianza; ed ora n’è Presidente Cancelliere Mons. Cav. Corbella, Canonico di S. Ambrogio in Milano, già Prevosto della Basilica di Agliate, della quale promosse il richiamo nel primitivo stile e scrisse una dotta Monografia. L’Ufficio funebre quest’anno ebbe luogo, il 12 Ottobre, nella Chiesa di Agliate. All’agape fraterna, tenutasi in seguito nella casa del Preposto Parroco locale, insieme ai Colleghi del Consorzio, intervenne, come sempre, anche l’ottuagenario Mons. Corbella, notissimo improvvisatore di sonetti a rime obbligate. Prendendosi occasione dell’attuale guerra europea, che coinvolge anche l’Italia, i presenti vollero tentare l’estro di Monsignore, sebbene non incoraggiassero a farlo lé condide nevi che coronano la fronte di Monsignore.

Gli applausi che accompagnarono il sonetto, declamato con giovanile energia, fatto ripetere, mostrano chiaramente che l’aspettativa non fu defraudata. Ecco il sonetto improvvisato, sulle rime date dagli astanti:

LA GUERRA

Pace, gridò il Petrarca, non la guerra! Pur canterò!... Oh, che sia augurio a Italia, Alla nostra nativa ed alma Terra Che i feroci del Nord s’ebbero a balìa. Ma, ormai... evviva! Dal suo sen disserra Sovrumano valor che tutti ammalia: E il focoso destrier la zampa sferra Sì che il nemico sa quant’essa valia. Oh, chi da gesto tal non è colpito, Pur desiando l’onorata pace; Ma pace vera, che non sia un mito! E allor scotendo intorno viva face, Plaudendo al nostro eroe morto o ferito, Fratelli! avremo gioia non fallace.... N.1

Ancora della riforma della Piazza del Duomo

Con questo titolo — La Riforma della piazza del Duomo — venne pubblicato un articolo nel numero di Natale del Buon Cuore dell’anno 1901. In quell’articolo facevasi la proposta di un radicale mutamento della planimetria della piazza del Duomo. Si proponeva che la piazza del Duomo, che ora ha la forma convessa, dovesse assumere la forma leggermente concava. La ragione di questo mutamento è semplicissima. Il Duomo venne fatto per la piazza, o è la piazza che venne fatta pel Duomo? Tutti rispondono: è la piazza che venne fatta pel Duomo; la piazza venne fatta per dar risalto al Duomo; per fare che il Duomo apparisse e si vedesse meglio. Fu raggiunto lo scopo? Per restare convinti del contrario, basta mettersi in fondo alla piazza e di là guardare il Duomo. Si vede bene il Duomo? Si vede una parte sola della facciata del Duomo, la parte superiore: la parte inferiore non si vede affatto: la scalinata, che è pure una parte del Duomo destinata a dare maggiore risalto alla grande mole, è del tutto nascosta; come non si vede, in tutta la sua lunghezza orizzontale, il basamento del Duomo, l’opera tanto ammirata dell’architetto Pellegrini. Contraddizione stridente! La piazza del Duomo venne fatta per far meglio vedere il Duomo, e, così come è fatta, non lo fa vedere, o lo fa vedere male. E sarebbe tanto facile rimediare allo sconcio! Alla forma convessa, che ora ha la piazza, basterebbe sostituire la forma concava.