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IL BUON CUORE 356


per lasciare questa vita per l’altra, abbia molto da pensare?». Lo stesso Cavour ebbe un guizzo d’umorismo ne’ suoi ultimi istanti. E’ anch’esso alle spalle de’ medici. Giunse il dott. Riberi per un’inutilissima visinarra la marchesa Giuseppina Alfieri di Cavour, ta nipote del grande ministro — e fu accolto dal moribondo con questo complimento: «Vi ho fatto chiamare un poco tardi, perchè non ero ancora un ammalato degno di voi». Gli stranieri hanno delle raccolte di sortite umoristiche in articulo mortis, come furono chiamate. Ma troppe di esse sono insieme anche o ciniche, o empie, o beffarde. Una raccolta che riguardasse dei valentuomini nostri, spentisi in un ultimo sorriso arguto, ma non contrastante colla composta solennità della morte, riuscirebbe curiosa e, a suo modo, edificante, oome spero potrà apparire da questo brevissimo saggio. PAOLO BELLEZZA.

Il sogno dell’Imperatore

E l’imperatore dormival... Era egli vecchio decrepito o ancora nel vigore degli anni? Stava nel gran letto di parata, nella sontuosa camera tutta oro e stucchi del suo,immenso palazzo imperiale, o s’era buttato su di un semplice letto da campo in qualche località dove l’immane, esecrabile guerra ferveva?... Non so bene; so questo soltanto che l’imperatore dormiva. Ed era la Notte di Natale. Aveva anche voluto l’Albero, prima, e intorno al simbolico abete luminoso e ricco di doni, pochi fedelissimi suoi che avevano intonato un cantico sacro. L’anima pia dell’imperatore non avrebbe consentito si Calasciasse la tradizionale costumanza gentile. E il soave cantico di Natale, tra tanto scatenarsi di odio, si era svolto nelle sue note e nelle sue parole d’amore attorno a quell’Albero. Che cosa passava intanto nell’anima pia dell’imperatore al dolce espandersi di quelle parole, di quelle note?... Non so. Soltanto so che un terrore funereo pesava su tutto, e pur nel tepore dell’ambiente i cuori dei presenti s’agghiacciavano, e foschi bagliori mandavano i lumi di quell’Albero, e i doni che ne pendevano pareva stillassero sangue. E l’imperatore dormiva!... Dormiva d’un sonno agitato perchè uno scampanio, che si levava alla mezzanotte in puntó, da vicino e da lontano lontano, da ogni chiesa del mondo, nella quale si adorasse il nato Messia, l’apparso Principe della Pace, uno scampanio incessante veniva a turbare, col confuso suo frastuono, quel sonno a cui s’era abbandonato da poco. E fu, da prima, un accumularsi nella mente di lui d’immagini e di voci indistinte; poi le idee spezzate, in contrasto, presero quasi un ordine, un nesso logico, oel sogno..... Pareva all’imperatore d’essere in mezzo ad una sterminata pianura, coperta tutta quanta di cadaveri

putrefatti; e a lui solo, ritto nel mezzo, là, al Dominatore di scheletri e della putredine, saliva, orribile incenso, come a un orrendo nume d’inferno! il lezzo di tutti quei morti, di tutti quei cadaveri, con ferocia di iena voluti. E l’imperatore, o vecchio decrepito o ancora nel vigore degli anni, non so, nel sogno ebbe paura; non rimorso, paura! E ansava e tremava nel sudore freddo che lo prendeva in tutte le membra. Fu in quel profondo silenzio di morte che le campane di tutto il mondo proruppero in un’immensa ondata di suoni. L’imperatore sussultò; ebbe come una speranza di sollievo dall’incubo che l’opprimeva, perchè nella pia anima pensò: cantano Gloria! le campane di Natale in questa notte... E si protese per ascoltare, rianimato, come se le campane di tutto il mondo dovessero mandare anche a lui il giubilante saluto: Gloria! Gloria! Ma allora, chiara, distinta, come se dovesse numerarle tutte, da ogni grande storica campana di cattedrali celebrate e da ogni umile campanella di villaggio, in ogni punto del mondo civile, una voce arrivò fino a lui e gridò: Maledetto!!... E una eco spaventosa, come da caverne infernali, rimandata nell’aere senza stelle, nero, all’imperatore, su quella sterminata pianura di morti ripetè: Maledetto! E, frammiste alle voci delle campane, voci di padri, di madri, di spose, di fidanzate, veci di orfani urlarono: Maledetto! Maledetto! L’imperatore furente, fece atto, nel sogno, fai vqlersi turare con le mani le orecchie per sottrarsi a quei gridi, che avrebbe voluto reprimere coi più feroci supplizi; ma le mani... erano state tagliate, e due spaventosi moncherini imperiú lasciavano scorrere il sangue a Rotti, e non sangue ultra azzurro, no; sangue volgare, come di un °Annibale... Bambini con le manine tagliate, i moncherini sanguinanti, tesi contro la superba figura dell’imperatore, apparvero davanti p lui 1... E lui ritorse da essi la pupilla,111010, e la fissò lontano, quasi per trovare scampo a$4 macabra visione. Ma lontano, sul cielo nero, apparve scritto in caratteri di fuoco: Lusitania! e poi Ancona! e poi Reims, e poi Lovanio, Venezia, Verona, Brescial... A cercare nuovo scampo volse altrove lo sguardo, e vide un mare che il suo terso cobalto aveva mutato in sanguigno; e ne emergevano corpi d’annegati, orribilmente gonfi, già divorati in parte dai pesci, e che, ripresa un momento la vita, gridavano a lui, quasi anticipassero un terribile giudizio: Maledetto! E guardò, e vide ancora i capestri e le forche da cui pendevano, purissime vittime patriottiche, e sacerdoti intemerati e giovani nel fiore degli anni, e vecchi venerati per alta dignità di vita; guardò e vide i suoi fucili spianati contro innocenti a cui era delitto amare la loro Patria; contro dohne eroiche, contro giovinette e giovinetti che cadevano sotto i colpi non di soldati in aperta guerra leale, ma di assassini imboscati nel tradimento o per sentenza d’infami pro