Pagina:Il canapajo di Girolamo Baruffaldi, Bologna 1741.djvu/103

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E lo san dire i mercadanti al solo
Vederla sì pulita, e sì purgata:
Questa al sicuro è macerata a stanghe;
Questa è candida sì, che non ha prezzo.
Ed o felici quei, cui non è grave
Tal peso, e doppio il frutto a tempo n’anno.
Bologna, tu sei tal: tu a gli edifizj
Nobili sempre, e maestosi pensi,
Nè sai far cosa, che in onor ben grande,
Ed in utile ancor non ti ridondi.
Che se le stanghe alcun non prezza, ha forse
I vivi sassi pronti, onde acciaccarne
I fasci, e giù tenerli in acqua fitti.
Ma non ponno produr tutte le terre
Tutte le cose d’un’egual misura;
Tutti non an l’erta vicina, e tutti
Presso non stanno ad un pietroso fiume,
Che sassi giù per la corrente meni.
E chi tal sorte ebbe dal cielo in dono,
Ben può dirsi felice: egli ne aduna
Tal massa al labbro del maceratojo,
Che pronti gli ha qualor tuffa ne l’acque
La canape ancor cruda, e di macigni
Coprendola, a star giù costrigne i fasci
Quanto basta coperti, e al tutto immersi.
Ma non agevol cosa è collocarli
Que’ sassi in tal giusto equilibrio fermo,
Che giù per sorte alcun non ne trabocchi,
E rimanga così scoperto e nudo
Il fascio a l’aria esposto, e al sol cocente,
Sicchè la scorza immacerata induri.
Però t’adatta al comun uso nostro,
Che veggio universal fattosi in oggi.