Pagina:Il canapajo di Girolamo Baruffaldi, Bologna 1741.djvu/114

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Tu, che semisepolto in queste bolge
Scotendo vai lo canapin cadavero,
Sicchè l’arido scheletro, di cenci
Lacero penda, e quasi nudo appaja;
Non paventar se il puzzo allor più s’alza,
Pel frequente che fai dibattimento,
E le narici ti percote e infetta.
Lascia che l’ipocondrico sofista,
Ch’ogni picciol mutar d’aria, o di sole
Teme, piucchè ’l fiatar d’un basilisco ,
Gridi, e fugga da te, come da peste,
E siegui pur ne l’opra tua costante,
Col far, che s’accartoccino i pedali
D’ogni manata, come a tortiglioni;
Che lo stesso faranno, per natura
Di lor continovanza, anco le vette.
Poi butta ogni manata su la riva,
Dove, stando i garzoni, coglieranle,