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Pagina:Il canapajo di Girolamo Baruffaldi, Bologna 1741.djvu/23

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16 DEL CANAPAJO

Tanto in se stessa, e ne’ suoi degni, e illustri
Abitatori oggi è pregiata al Mondo)
S’alza, e verdeggia, e selve forma ombrose,
Quando la stagion fervida comincia
A cuocer l’aria, e finchè ’l Lion rugge
25Nel Ciel, dura a far ombra sulla terra.
Poi recisa in un tratto, e sottoposta
A più martîrj, per le man villane,
In diverse util’ opre si trasforma,
Nè par più quella sì abbattuta innanti,
30Ma cosa altra d’onor degna, e di pregio;
Che tal la Donna Lidia tessitrice
Non l’ebbe allor, che fè colle sue spuole
Guerra d’onore alla Tritonia dea.
Amiche Muse, voi, che spesso spesso
35Guidaste il canto mio per vie più scabre:
Or per sentier più libero, e più aperto,
E con voci comuni, e con parole
Convenienti al rustico soggetto,
Secondate il mio dir col vostro suono:
40La tromba no, nè la soave lira,
Ma la sampogna umil sol adoprando;
Ch’io d’insegnar, non d’adornarvi intendo.
E tu gentile VIGNAJUOLA AlBATICA,
Onor del sangue CLEMENTINO, e fida
45De’ LIBERATI eroi propagatrice:
Vientene meco, se vuoi cose udire,
Non alte già, come di tua natura,
Tu, che Romana sei, già fosti avvezza
Sentir su i Colli dell’invitta Roma
50Dal vivo oracol di Licon Sanese;
O pur dove i sì floridi Giacinti
Irrigar già solea la Parma, e ’l Taro,

Ma