Pagina:Il canapajo di Girolamo Baruffaldi, Bologna 1741.djvu/23

Da Wikisource.

Tanto in se stessa, e ne’ suoi degni e illustri
Abitatori oggi è pregiata al mondo)
S’alza e verdeggia, e selve forma ombrose,
Quando la stagion fervida comincia
A cuocer l’aria, e finchè il Lion rugge
25Nel ciel, dura a far ombra su la terra.
Poi recisa in un tratto, e sottoposta
A più martirj, per le man’ villane,
In diverse util’opre si trasforma,
Nè par più quella sì abbattuta innanti,
30Ma cosa altra d’onor degna e di pregio;
Che tal la donna lidia tessitrice
Non l’ebbe allor, che fe’ con le sue spuole
Guerra d’onore a la Tritonia Dea.
Amiche Muse, voi, che spesso spesso
35Guidaste il canto mio per vie più scabre,
Or per sentier più libero e più aperto,
E con voci comuni, e con parole
Convenienti al rustico soggetto,
Secondate il mio dir col vostro suono,
40La tromba no, nè la soave lira,
Ma la sampogna umil solo adoprando:
Ch’io d’insegnar, non d’adornarvi intendo.
E tu, gentile vignajuola Albatica ,
Onor del sangue Clementino, e fida
45De’ Liberati eroi propagatrice:
Vientene meco, se vuoi cose udire,
Non alte già, come di tua natura,
Tu, che romana sei, già fosti avvezza
Sentir su i colli de l’invitta Roma
50Dal vivo oracol di Licon sanese;
O pur dove i sì floridi giacinti
Irrigar già solea la Parma, e ’l Taro,