Pagina:Il canapajo di Girolamo Baruffaldi, Bologna 1741.djvu/29

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215E il molto danno compensò con poco.
Se molti campi hai tu, del sole esposti
A l’util sempre, ed immutabil giro,
Ma penuria in stabbio ti crucciasse,
Perchè le mandre sien da te lontane,
220E tal sia ’l prezzo, come se cavarlo
Da le miniere del Perù convegna;
Alza ’l pensiero, e volgilo a le torri ,
Dove i colombi anno il fecondo nido.
Ivi ’l lungo soggiorno, e la pastura
225Di quell’augel sacro a la Dea di Gnido,
Genera fime tal, che colombina
Vien detto, e che in proverbio per inutile
Cosa si prende, e pure a quest’effetto,
Ch’ora dimostrerotti, è sì giovevole,
230Quanto a l’ape gentil dolce rugiada.
La colombina è tal caldo fermento,
Che da l’arena (sebben grave, e fredda)
Nè vincer punto, nè domar si lascia,
Come l’altro letame di miniere
235Più vil, che nel girar di pochi soli ,
Da la bibace arena è soggiogato:
Nè a meno può, che penetrante al sommo
Non sia quel foco, e ciò che si rinserra,
240Ciò che alimenta, e gira per le viscere
Di quel pennuto simbolo d’amore.
“Amore è incendio universal del mondo.
Tal colombina tu però non dei
Sopra terra gittar sola una volta,
245Ma più fiate, tanto che ne ingrossi
La superfizie del terren ritroso.
Tocca a le piogge poi cortesi e lievi
Spremerne col cader le grasse parti,