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Raccoglil pure, e fanne uso a tal uopo,
Che vedrai rinverdir le tue speranze.
Però tu, ch’hai fantesche in tuo dominio,
Cui tanto è caro il gallinajo, ch’altro
Far non san, che allevar chioccie, e pulcini,
Tienle in dover ben rigoroso, ch’abbiano
Custodia sì del tuo pollajo, e l’uova
Colgano a tempo, pria che ’l can le ingoi,
O la furtiva man de la gastalda,
Per vendita poi farne in sul mercato;
E ogni dì la mondiglia, a un’ora sempre,
Sia quel pennuto gregge a pascer pronta,
E l’acqua si rinnovi ogni mattina,
Per toglier lor de la pipita il morbo.
Osservi il gallastron quante abbia ad uso
Concubine fedeli, e le già vecchie
Con pulcelle novissime rinovi,
Che ovaja vecchia non è mai feconda;
Ma per riconpensar poi sua fatica,
De le polline traffico non faccia
Occultamente, e a te gran danno arrechi.
Questo fu ’l patto, che durò tant’anni
Con la mia fida vecchierella Ippolita,
Nè froda mai (ch’io sappia almen) commise,
Bench’io quale infedel la canzonassi.
Ammassa pur di tanto in tanto, ammassa
Queste lordure, e le riponi in monte;
Che di riconvertirle il tempo è questo
In un censo fruttifero e sicuro,
Che cento e più moltiplichi per uno.
Le colombine, e le polline adunque
Sieno pronte al bisogno, asciutte e trite
Qualche dì pria, che a seminar t’accinga