Pagina:Il cavallarizzo.djvu/2

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ALL’ILLUSTRISS. ET REVER.


GRAN CARDINALE

ALLESSANDRO FARNESE.

PROEMIO.


AA

ncor che ne’ seculi passati (Magnanimo Farnese) alcuni di elevatissimo ingegno, & altri ne’ tempi presenti habbino scritto della natura de’ cavalli, del farne scelta, del governo, delle infirmità, delle cure, rimedij, e della disciplina loro; tuttavia à me pare, che nessuno fin à quest’hora, nè antico, nè moderno habbi trattato questa materia compitamente. Per che se ben ne scrissero, fu sì poco, che non molto a’ posteri ha possuto recare & utile & diletto, havendo un solo, sol d’una, ò di due cose scritto; & l’istessa brevemente. Come si vede haver fatto Aristotile nel suo libro della natura de gl’animali. Plinio nell’historia naturale, & altri antichi. Tra i quali giudico che Xenofonte ne habbi trattato più diffusamente, e meglio di tutti gl’altri nel suo Hippico, & Hipparco. Ma ne anc’esso con quell’ordine, che si desidera in tutte le sopradette cose; & che à ciascuno, & massime à cavalliero, molto assai possi giovare. Vegetio, & molt’altri antichi ragionando copiosamente delle infirmità, e delle cure de’ cavalli, poco, ò nulla, di dire altro si curorno. Il medesimo hanno fatto alcuni a’ tempi men remoti; li quali mentre furono intenti à servire d’una cosa, lasciorono l’altra. Oltra che quelli, c’hanno scritto a’ tempi nostri à me non pare, che habbiano scritto il tutto, ne con quell’ordine, & chiarezza, che si desidera. Essendo non dimeno la cosa in se molto degna, & necessaria. Come pienamente dall’uso d’essa si può vedere: & vedrassi nel successo del parlar mio. Da qui viene (Prencipe Illustrissimo) ch’io ho preso ardire à scrivere di tutto quello insieme, con ordine distinto, & chiaro, quale à materia di cavalli, & à buon cavalerizzo s’apartiene. E non già perch’io giudichi le mie forze superiori à quelle di così