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Pagina:Il cavallarizzo.djvu/227

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DEL CAVALLARIZZO

nobilmente sono nati, & bene educati voi vedete, & ciascun’altro chiaramente pò vedere quanto di splendore per questo portano seco, & come con le virtù insieme queste due cose l’honorano, & ess’arte per questo essalta loro, & volendo stare ne gli esempi del primo libro, non vi partiate da Cesare Feramosca gentilhuomo Napoletano, & da Don Ciarles dalla Noia: e se questi non vi bastano, considerate chi fu il Signor Galeazzo Sanseverino gran scudiere di Francia, il quale, oltra alla nobiltà che havea del suo sangue illustre, e la bona educatione che hebbe in fin dall’infantia, & nelle lettere era ingegnosissimo, & in tutti gli esercitij del corpo, che à cavallier si convengono, aggratiatissimo; & chi è il conte Brocardo, per restringerci à tempi d’hoggi, gentilhuomo di Cremona, il quale serve al Re Filippo d’Austria. Non ha egli il conte, & per nascimento e per virtù e nobiltà grande? Non sa egli quest’arte, secondo mi vien detto, più per Theorica, che per pratica? ancor che nella pratica di quella sia consumatissimo, et gratioso. Potrei dire d’altri molti virtuosi, et nobili, che l’essercitano hoggi come si deve, ma non voglio, che sarei troppo lungo; però se ven la più parte de’ cavallerizzi d’hoggidì sanno che le lettere, et le altre virtù recano infinito aiuto, ed splendore al mestier loro, non le havendo aprese di prima nella fanciullezza, per la fatica, et vergogna accompagnati nell’altre età dall’avaritia, si come ho detto, non se ne curano poi di apprenderle, et imparare, et forse ancora che non possono per il cattivo, et lungo habito, che hanno fatto; ma per non parere che lor rimanghino in una ignorantia crassa, et volontaria mostrano di non istimarle, et le biasimano à guisa di Lecinio, il quale soleva dire, che le lettere erano la peste pubblica delle città, ma non era maraviglia ch’egli dicesse questo, essendo in tal modo ignorante Imperatore, che non sapeva ne anco sottoscriversi à un decreto, et ben gli sarebbe convenuto in sepoltura l’epitafio, che nella sepoltura di Caligola fu scritto. Qui giace l’Imperator Caligola, il quale fu indignissimo dell’Imperio per essere ignorante, & fu privato della vita per essere vitioso. Così a cavallarizzi del tutto ignoranti si potrebbe anco dire quell’Adaggio over proverbio che dice, sono più ignoranti di Filonide, che fu tra gl’ignoranti ignorantissimo. Biasimano anco le lettere, la musica, l’atteggiar a cavallo, il giocar d’arme, il ballare & altre virtù in quest’arte, dicendo che hanno à far lettere & quest’altre cose col cavalcare, & col governo di una stalla? quasi che dir voglio tanto proprio quanto la Luna non i gambari: & soggiungano à noi basta il saper ben cavalcare, noi non vogliamo essere dottori, scrittori, atteggiatori, & musici; & però il fine di questi tali è propriamente il guadagno; dove di quelli che hanno col ben’agitar cavalli congiunte le virtù suddette e spetial & principalmente l’honore & la virtù.

P.
In questo m’havete così ben sodisfatto ch’io non vò dirvi altro, ma i Prencipi perchè se ne servono?
C.
Di chi volete voi hora che si servino,