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DEL CAVALLARIZZO

à vivere nelle montagne là tra le bestie, giudicate mò voi. Gran dono è non esser muto, maggiore parlare come gl’homini, et senza comparatione è assai maggiore parlare come gli eloquenti. Gran lode acquistò Filone architetto per l’architettura sua in Athene, ma molto più per havere reso ragione facondamente nel theatro dell’institutione sua; & più dal savio popolo fu attribuito di lode all’eloquentia sua che alla sua arte. Per il che non dubito punto che ciascuno nell’arte sua non solamente dev’essere bono artefice, ma ottimo disputatore. Platone si rise di colui che così assignatamente & bene faceva girare intorno i cavalli & per non altro, che per non saperne poi ottimamente disputare. Ma sopra tutto, non vorrei che fusse lusinghiere, ne adulatore: per che così essendo si assimigliarebbe al pesce Polipo, & al Camaleonte; li quali variano il suo colore; così egli mutando le parole col gesto alla volontà dell’auditore. Et quanto questo abominevole vitio sia hoggidì cresciuto nelle corti di Prencipi, non è di mestieri ch’io dimori in dimostrarvi. Dev’essere il nostro cavallarizzo molto svegliato, & sentito, & massime in servire il suo Prencipe, & in conoscere la sua volontà sì nell’aggitar de cavalli, come in ogn’altra cosa; & secondo quella andarsi accomodando. Ma non crediate però per questo, che mi piaccia che il cavallarizzo facci cosa, che sia men che honesta e giusta; ne ch’io vogli che stia sempre cacciato in camera del suo Signore, ch’io non voglio: perche con l’una cosa si levarebbe dal dritto sentiere, nel quale è sempre obligato caminare; & con l’altra uscirebbe dall’officio che tiene; il quale non richiede che corteggi tanto in camera; ma sì bene richiede che spesso riveda la cavallarizza, aggiti i’ cavalli, & massime quelli che più giudica opportuni per la persona del Prencipe. Bastarà ben à lui farsi vedere alcuna volta il giorno dal suo Signore, & massime la sera; acciocche se gl’ha à ordinare alcuna cosa per il dì seguente, gli la possi commodamente ordinare; & egli con ogni diligentia essequirla. Devesi trovare sempre al cavalcare del Prencipe presente, & sforzarsi di mai metterlo à cavallo se prima non ha riveduto di tutto punto il cavallo, et ogni cosa; & cavalcato prima anc’esso il medesimo cavallo.

P.
Voi volete che questo vostro cavallarizzo dormi poco così à vedere, da che l’obligate ad essere sì risvegliato; se così volete insegnargli a tener una palla d’argento in mano, attaccata al braccio, come dicono che faceva Alessandro magno, et il braccio fuor dal letto quando dorme, con un bacil di rame sotto, accioche cascandoli quella palla di mano facci rumore nel bacile, & lo discedi.
C.
Voi siete ancora sulle burle, se così farete non la finiremo ancora prima di due hore.
P.
Hor seguitate dunque & finianla presto, ch’io imprometto di non più interrompervi.
C.
Molt’altre cose si potrebbeno dire pertinenti tutte all’ottimo Cavallarizzo, et di ciascuna parlare minutamente, ma lascio il campo ad altri, ch’io non voglio più prolungarmi, sol dico finalmente che il Cavallarizzo dev’essere affabile, & comandare nella cavallarizza con amore, & piacevolezza, per ciò che colui