Pagina:Il cholera in Barberino di Mugello - Carlo Livi, 1855.djvu/9

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PARTE PRIMA


«Mi son posto a studiare il Cholera senza preoccupazione, avendo a bella posta appartato e chiuso ogni libro su tale argomento, perché l’intelletto si accostasse nudo alla osservazione de’ fatti ... Ho osservato con diligenza prima di giudicare». (Francesco Puccinotti, Annotazioni Cliniche sul Cholera Morbus).



La sera del sabato 9 Dicembre 1854, in Barberino di Mugello, a’ romori e alle faccende del grosso mercato che suol tenervisi era succeduta la solita quiete, e la gente davasi volentieri a riposare dalle fatiche del giorno, quando una voce esce da una casa, terribile voce, che ripetuta di bocca in bocca agghiaccia il sangue nelle vene a famiglie intere, e vi lascia paura e desolazione. — Il Cholera è in Barberino. — La voce ha fatto in un baleno il giro del paese, e vi pesa sopra come un incubo.

Ma come d’ogni sventura grande, che minacci a un tratto la gente, avviene, che dopo la impressione prima di terrore, lo spirito reagisca incontro al male, dubitando o negandolo, (sia che la mente umana facile all’inganno, dell’inganno si piaccia, sia che creda, orgogliosa com’è di natura, lottare col male e vincerlo, pure rigettandone da se l’idea) così riavutisi gli animi dal primo sbigottimento, a mettere in forse la male arrivata novella, poi a ribatterla con gli argomenti soliti della paura, maledicendo e imprecando gli autori e banditori di essa.