Pagina:Il cholera in Barberino di Mugello - Carlo Livi, 1855.djvu/19

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La mia è opinione tutta nuova, o almeno nessuno sin qui ch’io mi sappia, ha avuto il coraggio o la modestia di annunziarla pubblicamente. Ai molti forse parrà strana, ridicola, imbecille: ma essa mi viene dalla coscienza. In poche parole la formulo. — Io non ho opinione nessuna, ma intendo a farmela — .

No: per quanto io abbia animo inclinato a venerare l’autorità, io non giurerò mai nelle parole del maestro, le quali in fallo di cose sperimentali e d’osservazione, se procacciano delle opinioni, non arrivano mai a formare una convinzione. E dovendo giurare anche nell’autorità de’ maestri miei, non saprei davvero da qual parte volgermi, o converrebbe mi dimezzassi l’anima; tali e così venerati sono per me i nomi, che sostengono le due opposte sentenze nella nostra Toscana.

Sicuro, certi che credon d’avere in tutto e per tutto i segreti di natura, perchè da lungo tempo hanno imparate a mente alcune di quelle parole, che in medicina dicono e non dicon nulla, sorrideranno un sorriso di compassione o di dispregio sulla crassa e invereconda ignoranza d’un medico, che a trentun’anno non sa rispondervi se il cholera sia o no epidemico, sia o no contagioso. M’incresce il così dilungarmi, a parlare di me e del mio modo di sentire: ma io non spaccio, come si vede, opinioni per venderle o imporle altrui, chè sarebbe stolta superbia: sì bene fo le mie confessioni ingenue davanti al pubblico, e ho speranza, che non potendo contendere con altri d’ingegno e sapere, contenderò almeno di sincerità. Io ebbi la debolezza d’averla un’opinione in proposito, e dirò francamente com’io tenessi forte per la epidemicità, ma per la sola epidemicità; dissi