Pagina:Il cholera in Barberino di Mugello - Carlo Livi, 1855.djvu/49

Da Wikisource.

— 45 —

Ahimè, egli non osa dirlo a nessuno, ma una voce segreta continua gliel dice dentro; tu hai contratto il male, e tu morrai! Ora chi può dire lo sconvolgimento, a cui è in preda quello spirito, una volta che simili fantasmi di patimenti orribili e di morti entrino ad imperversarvi? Egli non accosterà guari cibo alle labbra, per timore che quel boccone non dia la spinta fatale: rifuggirà dal consorzio della famiglia per non moltiplicare le vittime: come troverà poi pauroso l’appressarsi delle tenebre e de’ silenzii della notte, quando la mente riman sola co’ suoi pensieri, tanto più insistenti, quanto più tristi! Invano cercherà nel letto di riposo una tregua a tanta agitazione, anzi ivi nuovi tormenti, comecch’e’ si volga, e nuove parvenze funeste lo aspettano. Ed ecco, appena postosi giù, dalla punta de’ piedi il freddo salire lento lento su per le membra, e tutto il corpo coprirsi di gelido sudore; ecco i battiti del cuore da prima celeri e incalzanti infievolire a poco a poco sotto la mano; ecco pel basso ventre un’insolita pena, un insolito romorio, insoliti movimenti... Ahi, il sintoma fatale è comparso! L’infelice, che sino a quel momento se ne stava cheto e tremante nel letto, come se un nemico lo circuisse attorno nel bujo per vibrargli un colpo, d’un tratto balza e chiama con ismorta voce. Il cholera è venuto!

Si il cholera è venuto! Ma chi potrebbe dire, se quei primi sintomi erano veramente il primo moto nosogenico del male, o non piuttosto l’imperversare della paura nell’organismo? Chi negherà, che immedesimandosi sul primo i fenomeni della paura con que’ del cholera, i primi dessero vigoria e impulso maggiore a’ secondi, sicché il male svolgessesi in tutta sua veemenza? O se alla paura