Pagina:Il cholera in Barberino di Mugello - Carlo Livi, 1855.djvu/61

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a reprimere la diarrea, chi sa, che il vecchio non rallegrasse sempre de’ suoi facili motti le brigate e le ville.

Forse mi lascio andare nel vago e nell’ipotetico; ma giova adoperare talvolta la congettura, come una chiave una formula una parola d’ordine, per ritrovare la verità, badando bene però a non credere d’avere in mano e palpare la verità medesima, come molti fanno. Ognuno poi mi consentirà di leggieri, che nessuno più vivamente di me potrebbe desiderare, che la mia congettura fosse in tal caso una falsità.

In tre soli casi vidi il cholera fermarsi al primo periodo, e fu in donna di temperamento squisitamente nervoso, e in due giovanetti di pari età; ne’ quali tutti, oltre alle evacuazioni biancastre profusissime sotto e sopra, avemmo ad un primissimo grado freddo, cianosi, fiocaggine, viso livido e sparuto, dolori addominali e simili. I crampi soli mancarono al convegno fenomenico.

Passiamo ora a’ fenomeni del secondo periodo, vale a dire del periodo cosi detto algido-cianotico.

La diarrea e il vomito facevansi in questo più frequenti, e ordinariamente perduravano quanto esso; sebbene il più delle volte il vomito fosse il primo ad allentare. Raramente perdevano l’aspetto cholerico per assumere insieme tinta giallastra o verdastra, e in due casi, (nei quali l’esito si fe lungamente desiderare, ma non fu infausto) anche nerastra. Ne’ pochi casi poi, in cui la diarrea prese colore rossiccio, la malattia volse a tristo fine. I vomiti, o spontanei venissero o a bella posta procurati, alleviavano sempre lo stomaco dalle moleste sensazioni di peso di stiramento e di dolore, che irradiavansi anche all’intorno. La sete fu costante, continua, ardentissima:


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