Pagina:Il cholera in Barberino di Mugello - Carlo Livi, 1855.djvu/62

Da Wikisource.

— 58 —

la lingua serbossi quasi del suo aspetto naturale, ma fredda.

Quanto alla circolazione sanguigna, l’algidità e la cianosi fenomeni gemelli, se gravissimi mi apparvero in alcuni per intensità ed estensione, e furono i casi più disperati, non così negli altri. Una tal donna, che periva in poco più di due giorni, lamentavasi di caldo per tutta la persona, mentre dalla cintola in giù era fredda: in un altro malato, sull’entrare della reazione e durante la reazione medesima, vidi l’algidità tornare più volte intermittentemente e senza regola di tempo per tutto il corpo. Il polso, a misura che il male aggravavasi, celere, piccolo, filiforme, e anche estinto totalmente. Delle secrezioni, la sola cutanea, oltre la gastroenterica, rimaneva, ma rare volte e in leggero grado: ne’ casi più gravi gli occhi aridi, avvizziti, parevano ornai chiusi alla luce, primachè la morte venisse. Notevolissima si offerse la sospensione delle orine, che perdurò in alcuni oltre le 48 ore, fino alle 60 e 64. Una donna poi la Caterina Bicchi, in cui la ultima secrezione orinaria facevasi alle ore quattro pomeridiane del 20 Dicembre, moriva all’ora medesima del 23, senzachè durante le 72 ore ne fosse riapparsa una goccia.

Tra’ disordini della sensività e contrattilità, i crampi rarissimamente mancarono; anzi in una donna in cui tacquero durante il corso della malattia, che non fu delle più lievi, infierirono soli poi nella convalescenza, e anche dopo che fu rinviata guarita dal Lazzeretto. E nel marito di questa, il quale porta le ginocchia slogate per antica caduta, malgrado la benignità degli altri sintomi, investirono tutte le membra inferiori con tanta ferocia,