Pagina:Il crepuscolo degli idoli.djvu/129

Da Wikisource.

FEDERICO NIETZSCHE

do si è escluso dall’arte lo scopo di moralizzare e di migliorare gli uomini, non ne segue ancora che l’arte debba essere assolutamente senza un fine, senza scopo e priva di senso (Arte per l’arte, serpente che si morde la coda). — «Piuttosto nessuno scopo, assolutamente, che uno scopo morale!» così parla la passione pura. Un psicologo domanda invece: che cosa fa ogni specie di arte? non loda? non glorifica? non isola? Nonostante tutto ciò, l’arte fortifica o indebolisce certe valutazioni. Non è questo che un accessorio, un caso? qualche cosa a cui l’istinto dell’artista non parteciperebbe affatto? Oppure, la facoltà di potere dell’artista non è la condizione prima dell’arte? L’istinto più profondo dell’artista va verso l’arte, o va piuttosto verso il senso dell’arte, verso la vita, verso un desiderio di vita? — L’arte è il grande stimolante alla vita: come si potrebbe dirla senza un fine, senza scopo, come si potrebbe chiamarla arte per l’arte?

Rimane una questione: non mette in mostra, l’arte, molte cose brutte, dure, dubbie, che toglie dalla vita? — Infatti, vi furono dei filosofi che le attribuiscono questo senso: affrancarsi dalla volontà: questa l’intenzione che Schopenhauer attribuiva all’arte; disporre alla rassenazione: questa, per lui, la grande utilità della tragedia, ch’egli venerava. Ma questa è l’ottica di un pessimista. Bisogna consultare gli stessi artisti. Che cosa ci comunica di sè stesso l’artista tragico? Non afferma egli precisamente l’assenza del timore davanti a ciò che è terribile e incerto? — Questo stato è appunto un desiderio superiore; colui che lo conosce lo onora dei maggiori omaggi. Egli lo comunica, bisogna

130 —