Pagina:Il crepuscolo degli idoli.djvu/139

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FEDERICO NIETZSCHE

momento della morte. Giammai si perdonerà al cristianesimo di aver approfittato della debolezza del morente per far violenza alla sua coscienza, di aver preso l’attitudine del morente come pretesto ad un giudizio sull’uomo ed il suo passato! — Si tratta, a dispetto di tutte le viltà del pregiudizio, di ristabilire l’esatto apprezzamento, cioè fisiologico, di ciò che si chiama la morte naturale: quella morte che, insomma, non è affatto naturale, ma realmente un suicidio. Non si perisce mai per un altro che da sè stesso. Non pertanto, la morte nelle condizioni le più disprezzabili, è una morte che non è libera, che non viene ad un momento voluto, una morte vile. Per amore della vita si dovrebbe desiderare una morte del tutto differente, una morte libera e cosciente, senza azzardo e senza sorpresa... Infine ecco un consiglio per i signori pessimisti ed altri decadenti. Noi non abbiamo in mano un mezzo che possa impedirci di nascere: ma possiamo riparare questa mancanza — giacchè talvolta è un errore. Il fatto di sopprimersi è un fatto stimabile tra tutti: si acquista quasi il diritto di vivere... La società; che dico, la vita stessa, ne trae più vantaggio che da non importa quale «vita» passata nella rinunzia, con i colori pallidi ed altre virtù, — si sono sbarazzati gli altri del proprio aspetto, si è liberata la vita da una obbiezione. Il pessimista puro, il pessimista verde non si dimostra che con la confutazione che i signori pessimisti fanno di sè stessi: bisogna fare un passo più avanti nella propria logica, e non soltanto negare la vita con «la volontà e la rappresentazione», come fece Schopenhauer — , bisogna avanti tutto rinnegare Scho-

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